
Un atleta, per definizione, è l’esperto di quella catena di eventi psico-biologici che, nell’agire sportivo, coinvolgono sensazioni, movimenti, emozioni, immagini e pensieri.
In modo del tutto naturale, ma spesso ignorandone appieno l’utilità, un atleta è in grado di immaginare l’esecuzione di un gesto sportivo e di allenarlo spontaneamente.
Nel suo agire polisensoriale, l’atleta pratica l’immaginazione mentale istintivamente, ma spesso senza riuscire a parlarne in modo dettagliato o a utilizzarla in modo focalizzato, efficiente e ripetuto.
E questo è l’aspetto che mi preme sottolineare. Un atleta è da una parte un ‘ricercatore’ che percepisce e influenza le proprie sensazioni, emozioni e pensieri con lo scopo di controllare la fatica, vigilare sugli gli errori e resistere alle difficoltà, dall’altra è alla continua ricerca di feedback esperti, per aggiustare azioni e reazioni.
Il punto critico allora è: ‘con quale attenzione, presenza e consapevolezza, avviene tutto questo e in che modo l’immaginazione serve a raggiungere risultati significativi?’
Quello che gli atleti fanno empiricamente e che le ricerche confermano da ormai molti anni, è che l’immaginazione, se ripetuta mentalmente, svolge la funzione di stimolo sub-conscio e di indirizzo del comportamento.
Più si allena l’azione immaginativa e più si consolida l’affinamento della catena psico-corporea: sentire-agire-reagire.
L’atleta che già riesca a modulare l’impatto di sensazioni ed emozioni, autoregolando quelle spiacevoli e ricordando quelle piacevoli, è già in possesso di competenze fondamentali, ma con l’imagery ha la possibilità di compiere un deciso salto di qualità.
Ma vediamo che cos’è l’imagery.
L’esperienza dell’imagery è un processo quasi sensoriale e quasi percettivo che agisce sotto soglia ai processi coscienti. La coscienza interviene attivamente quando l’attenzione si focalizza su immagini generate, riprodotte e ripetute. Ed è in questo modo che l’imagery riesce a sollecitare sensazioni e comportamenti positivi e di successo.
Come è facile intuire, per diventare abili nell’uso dell’immaginazione guidata è necessario diventare competenti di sensazioni e percezioni. E’ necessario essere coscienti di come l’attività mentale influenzi gli stati interni e i comportamenti. Ed è utile, inoltre, essere consapevoli che l’attività immaginativa stessa è antecedente e indipendente dalle condizioni oggettive di prestazione, ambiente e contesto.
In pratica, ci si può allenare mentalmente anche a qualcosa di assolutamente innovativo, o complesso, a patto di agire ‘come se’, e cioè agire mentalmente come se un evento stesse accadendo proprio in quel momento.
In modo del tutto naturale, ma spesso ignorandone appieno l’utilità, un atleta è in grado di immaginare l’esecuzione di un gesto sportivo e di allenarlo spontaneamente.
Nel suo agire polisensoriale, l’atleta pratica l’immaginazione mentale istintivamente, ma spesso senza riuscire a parlarne in modo dettagliato o a utilizzarla in modo focalizzato, efficiente e ripetuto.
E questo è l’aspetto che mi preme sottolineare. Un atleta è da una parte un ‘ricercatore’ che percepisce e influenza le proprie sensazioni, emozioni e pensieri con lo scopo di controllare la fatica, vigilare sugli gli errori e resistere alle difficoltà, dall’altra è alla continua ricerca di feedback esperti, per aggiustare azioni e reazioni.
Il punto critico allora è: ‘con quale attenzione, presenza e consapevolezza, avviene tutto questo e in che modo l’immaginazione serve a raggiungere risultati significativi?’
Quello che gli atleti fanno empiricamente e che le ricerche confermano da ormai molti anni, è che l’immaginazione, se ripetuta mentalmente, svolge la funzione di stimolo sub-conscio e di indirizzo del comportamento.
Più si allena l’azione immaginativa e più si consolida l’affinamento della catena psico-corporea: sentire-agire-reagire.
L’atleta che già riesca a modulare l’impatto di sensazioni ed emozioni, autoregolando quelle spiacevoli e ricordando quelle piacevoli, è già in possesso di competenze fondamentali, ma con l’imagery ha la possibilità di compiere un deciso salto di qualità.
Ma vediamo che cos’è l’imagery.
L’esperienza dell’imagery è un processo quasi sensoriale e quasi percettivo che agisce sotto soglia ai processi coscienti. La coscienza interviene attivamente quando l’attenzione si focalizza su immagini generate, riprodotte e ripetute. Ed è in questo modo che l’imagery riesce a sollecitare sensazioni e comportamenti positivi e di successo.
Come è facile intuire, per diventare abili nell’uso dell’immaginazione guidata è necessario diventare competenti di sensazioni e percezioni. E’ necessario essere coscienti di come l’attività mentale influenzi gli stati interni e i comportamenti. Ed è utile, inoltre, essere consapevoli che l’attività immaginativa stessa è antecedente e indipendente dalle condizioni oggettive di prestazione, ambiente e contesto.
In pratica, ci si può allenare mentalmente anche a qualcosa di assolutamente innovativo, o complesso, a patto di agire ‘come se’, e cioè agire mentalmente come se un evento stesse accadendo proprio in quel momento.