
Gioco a tennis amatoriale da qualche mese ormai e vorrei porre l'attenzione su un tema incisivo di questo sport: il dialogo interiore. Ho praticato diverse attività nel corso degli anni ma solo nel tennis ho riscontrato una forte dose di dialogo con me stesso e di come esso influisca sul modo di giocare una partita.
Il tennis è uno sport di forza, di tecnica, di tattica ma è soprattutto mentale. In tutti i tipi di match, dai dilettanti ai professionisti, si assistono a debacle, cambiamenti di fronte e d'inerzia, recuperi insperati, cali e impennate di fiducia. A cosa sono dovuti questi sbalzi?
In questo post vorrei analizzare uno di meccanismi che più incide sulla prestazione. Mi riferisco a quella vocina nella testa che ci affianca nei momenti/frazioni di attesa (al servizio, negli scambi lenti, tra un game e l'altro, ecc) e incoraggia, conforta, stimola o al contrario intralcia, indispone, abbatte.
Sulle distrazioni del pensiero incidono i fattori esterni come gli occhi degli spettatori, i colpi incredibili, il vento/sole, ecc... e l'avversario stesso, ma l'ago della bilancia è l'alleanza che posso o che riesco a creare con me stesso. Rapidi auto-giudizi, flash negativi possono incrinare l'intera prestazione se non vengono ben gestiti.
Tendenzialmente la voce interna crea due macro scenari: ci sostiene e ci rilassa quando le cose vanno bene e ci critica e demotiva quando le cose volgono al peggio. Con un effetto potenzialmente sfavorevole per entrambe. Nel primo caso potrebbe portare ad adagiarci e ad agire con superficialità, mentre nel secondo caso potrebbe metterci sotto pressione, riducendo i comportamenti efficaci e regalando rapidamente la partita all'avversario.
Apparentemente, spezzare una di queste due dinamiche potrebbe risultare semplice, in fondo basterebbe riconoscerle e comportarsi all'opposto. Purtroppo l'escalation è rapida e profonda e il livello a cui si può scendere può portare all'impotenza e all'inefficacia.
Ogni individuo è unico e ha la propria storia, ma come si può agire sul proprio dialogo interno in modo da migliorare le situazioni?
Vediamo alcune strategie che potrebbero essere vincenti:
- Consolidare il neutro. Questo fa riferimento ad un approccio preventivo: ogni partita inizia dallo 0 a 0 per cui ogni successivo gesto è pluri potenziale in positivo o in negativo. Deve essere quindi creato il proprio stile, giocare entro i propri limiti e diventare consapevoli dei propri punti di forza e debolezza.
- Ogni punto è totale. Ogni punto ha la sua storia e il suo andamento, le azioni all'interno di questo arco vanno aperte, chiuse e archiviate. Ogni punto va visto come unico e il focus va gestito in questa direzione.
- Restare radicati nel corpo. Invece di spostare l'attenzione ai pensieri è importante ascoltare i propri sensi, il respiro. In poche parole restare connessi con le proprie percezioni.
- Visualizzare. Creare immagini mentali riguardo alla meccanica del gesto fino ai minimi dettagli.
- Consapevolezza del pensiero. Usare il dialogo interiore con presenza e coscienza in modo da produrre frasi potenzianti, di ancoraggio e fiducia.
- Il pensiero positivo. In breve cercare di guardare il bicchiere mezzo pieno.
- Il dono dell'oblio. Cercare di dimenticare il più in fretta possibile l'errore commesso.
- Puntare all'obbiettivo. Mettere in campo determinazione e volontà nell'ottenere il risultato.
- Usare rituali. Trovare brevi procedure per richiamare la concentrazione e l'assetto psicocorporeo.
Parlo di tennis, ma in realtà i punti sopracitati hanno una importanza che si riflette nella nostra vita: saper vivere il presente, stare in contatto con se stessi, avere scopi chiari, sono i germogli di soddisfazioni profonde.
La figura del coach ritengo possa essere determinante per far emergere queste qualità interiori e diventare più sensibili al nostro essere.
Il tennis è uno sport di forza, di tecnica, di tattica ma è soprattutto mentale. In tutti i tipi di match, dai dilettanti ai professionisti, si assistono a debacle, cambiamenti di fronte e d'inerzia, recuperi insperati, cali e impennate di fiducia. A cosa sono dovuti questi sbalzi?
In questo post vorrei analizzare uno di meccanismi che più incide sulla prestazione. Mi riferisco a quella vocina nella testa che ci affianca nei momenti/frazioni di attesa (al servizio, negli scambi lenti, tra un game e l'altro, ecc) e incoraggia, conforta, stimola o al contrario intralcia, indispone, abbatte.
Sulle distrazioni del pensiero incidono i fattori esterni come gli occhi degli spettatori, i colpi incredibili, il vento/sole, ecc... e l'avversario stesso, ma l'ago della bilancia è l'alleanza che posso o che riesco a creare con me stesso. Rapidi auto-giudizi, flash negativi possono incrinare l'intera prestazione se non vengono ben gestiti.
Tendenzialmente la voce interna crea due macro scenari: ci sostiene e ci rilassa quando le cose vanno bene e ci critica e demotiva quando le cose volgono al peggio. Con un effetto potenzialmente sfavorevole per entrambe. Nel primo caso potrebbe portare ad adagiarci e ad agire con superficialità, mentre nel secondo caso potrebbe metterci sotto pressione, riducendo i comportamenti efficaci e regalando rapidamente la partita all'avversario.
Apparentemente, spezzare una di queste due dinamiche potrebbe risultare semplice, in fondo basterebbe riconoscerle e comportarsi all'opposto. Purtroppo l'escalation è rapida e profonda e il livello a cui si può scendere può portare all'impotenza e all'inefficacia.
Ogni individuo è unico e ha la propria storia, ma come si può agire sul proprio dialogo interno in modo da migliorare le situazioni?
Vediamo alcune strategie che potrebbero essere vincenti:
- Consolidare il neutro. Questo fa riferimento ad un approccio preventivo: ogni partita inizia dallo 0 a 0 per cui ogni successivo gesto è pluri potenziale in positivo o in negativo. Deve essere quindi creato il proprio stile, giocare entro i propri limiti e diventare consapevoli dei propri punti di forza e debolezza.
- Ogni punto è totale. Ogni punto ha la sua storia e il suo andamento, le azioni all'interno di questo arco vanno aperte, chiuse e archiviate. Ogni punto va visto come unico e il focus va gestito in questa direzione.
- Restare radicati nel corpo. Invece di spostare l'attenzione ai pensieri è importante ascoltare i propri sensi, il respiro. In poche parole restare connessi con le proprie percezioni.
- Visualizzare. Creare immagini mentali riguardo alla meccanica del gesto fino ai minimi dettagli.
- Consapevolezza del pensiero. Usare il dialogo interiore con presenza e coscienza in modo da produrre frasi potenzianti, di ancoraggio e fiducia.
- Il pensiero positivo. In breve cercare di guardare il bicchiere mezzo pieno.
- Il dono dell'oblio. Cercare di dimenticare il più in fretta possibile l'errore commesso.
- Puntare all'obbiettivo. Mettere in campo determinazione e volontà nell'ottenere il risultato.
- Usare rituali. Trovare brevi procedure per richiamare la concentrazione e l'assetto psicocorporeo.
Parlo di tennis, ma in realtà i punti sopracitati hanno una importanza che si riflette nella nostra vita: saper vivere il presente, stare in contatto con se stessi, avere scopi chiari, sono i germogli di soddisfazioni profonde.
La figura del coach ritengo possa essere determinante per far emergere queste qualità interiori e diventare più sensibili al nostro essere.