Lo sport ad alti livelli è impegnativo, faticoso, stressante. Per superare impegni gravosi, un contesto difficile, obiettivi che faticano a realizzarsi, occorre una forte motivazione, che non tutti hanno.
Le motivazioni vanno capite, tenute alte e metabolizzate in modo tale che quando una diminuisce il proprio effetto, viene rimpiazzata con un’altra in modo tale che la motivazione globale sia sempre ben al di sopra della fatica e delle frustrazioni.
A cosa serve quindi la motivazione per lo sportivo?
A rendere le proprie fatiche una cosa piacevole e a far diventare la propria disciplina un oggetto d’amore al 100%.
Se pensiamo al piacere nei suoi vari contesti: fisico, emotivo, cognitivo, relazionale, sociale, dobbiamo pensare ad un atleta che non solo promuove il proprio fisico a macchina umana, ma scopre come investire le proprie emozioni in un flusso integrato di azioni ed eleva la sua mente a holding organizzativa di un sapere intuitivo e creativo.
Per investire le proprie emozioni e amare i propri gesti, un atleta dovrà entrare nelle proprie fatiche per accarezzarle e rispettarle, sentire le proprie emozioni per renderle eccellenti, fluttuare nei pensieri per controllarne la forza, sorridere delle proprie scoperte per arricchire la propria consapevolezza.
Una pensiero su tutti: ‘smettere di rimuginare quando si perde o si è fallito, perché quel pensiero determinerà quanto tempo passerà prima di vincere’.
Le motivazioni vanno capite, tenute alte e metabolizzate in modo tale che quando una diminuisce il proprio effetto, viene rimpiazzata con un’altra in modo tale che la motivazione globale sia sempre ben al di sopra della fatica e delle frustrazioni.
A cosa serve quindi la motivazione per lo sportivo?
A rendere le proprie fatiche una cosa piacevole e a far diventare la propria disciplina un oggetto d’amore al 100%.
Se pensiamo al piacere nei suoi vari contesti: fisico, emotivo, cognitivo, relazionale, sociale, dobbiamo pensare ad un atleta che non solo promuove il proprio fisico a macchina umana, ma scopre come investire le proprie emozioni in un flusso integrato di azioni ed eleva la sua mente a holding organizzativa di un sapere intuitivo e creativo.
Per investire le proprie emozioni e amare i propri gesti, un atleta dovrà entrare nelle proprie fatiche per accarezzarle e rispettarle, sentire le proprie emozioni per renderle eccellenti, fluttuare nei pensieri per controllarne la forza, sorridere delle proprie scoperte per arricchire la propria consapevolezza.
Una pensiero su tutti: ‘smettere di rimuginare quando si perde o si è fallito, perché quel pensiero determinerà quanto tempo passerà prima di vincere’.