
Normalmente uno sportivo chiede l’intervento di uno psicologo per riconoscere alcune qualità personali, acquisire capacità e strategie per una migliore gestione dei propri stati interni, sviluppare un più rilevante controllo su emozioni e comportamenti.
Ma la questione è complessa e da affrontare a più livelli.
La prima questione di rilievo riguarda la percezione dell’ambiente e cioè del contesto in cui l’atleta opera, dove diverse componenti convergono per creare i presupposti e le condizioni migliori per dare ‘terreno’ al proprio lavoro. E’ su questa base esterna, oggettiva, che gli allenamenti, l’addestramento, le azioni personali, in definitiva i comportamenti, diventano automatismi consapevolmente inconsci che operano per il risultato auspicato.
E fin qui l’atleta è semplicemente una macchina efficiente. Il passaggio alla parte soggettiva, e cioè alla dimensione psicologica delle capacità, strategie e risorse dell’atleta, diventa cruciale quando, il suo sapere e saper fare, diventano capacità di tollerare realtà sportive frustranti e complesse.
L’attività psicologica che ne deriva, si articola ulteriormente nella percezione del sé, dei ruoli e delle maschere che a vario titolo rispondono ai bisogni della migliore pratica. Ma un passaggio successivo, ancora più importante e determinante, riguarda il cono di osservazione, potremmo dire la filosofia dell’atleta, che riesamina i paradigmi, le credenze, le motivazioni, gli scopi, quelli sì, che lo condizionano non solo per il raggiungimento di risultati ma per la sua stessa vita.
Ma la questione è complessa e da affrontare a più livelli.
La prima questione di rilievo riguarda la percezione dell’ambiente e cioè del contesto in cui l’atleta opera, dove diverse componenti convergono per creare i presupposti e le condizioni migliori per dare ‘terreno’ al proprio lavoro. E’ su questa base esterna, oggettiva, che gli allenamenti, l’addestramento, le azioni personali, in definitiva i comportamenti, diventano automatismi consapevolmente inconsci che operano per il risultato auspicato.
E fin qui l’atleta è semplicemente una macchina efficiente. Il passaggio alla parte soggettiva, e cioè alla dimensione psicologica delle capacità, strategie e risorse dell’atleta, diventa cruciale quando, il suo sapere e saper fare, diventano capacità di tollerare realtà sportive frustranti e complesse.
L’attività psicologica che ne deriva, si articola ulteriormente nella percezione del sé, dei ruoli e delle maschere che a vario titolo rispondono ai bisogni della migliore pratica. Ma un passaggio successivo, ancora più importante e determinante, riguarda il cono di osservazione, potremmo dire la filosofia dell’atleta, che riesamina i paradigmi, le credenze, le motivazioni, gli scopi, quelli sì, che lo condizionano non solo per il raggiungimento di risultati ma per la sua stessa vita.