
Ogni individuo è diverso ed i problemi che si affrontano in talune consulenze, non possono essere ricondotti ad un metodo valido per tutti o riproducibile per un ragazzo o un adulto e le loro varie tipologie. I problemi o intere categorie di problemi hanno bisogno di molteplici conoscenze.
Tuttavia, uno degli scopi primari di un colloquio è quello di creare un’atmosfera in cui lo sportivo possa acquisire insight e cominciare a orientare atteggiamenti, mete e vita, attraverso una situazione di ascolto e di chiarificazione.
Il colloquio con uno sportivo necessita dunque di alcuni requisiti:
una presenza attiva,
una ricezione delle istanze concreto,
una osservazione imparziale,
un pensiero senza preconcetti,
un ascolto autentico.
Il tutto tendente a favorire quel background dove i temi espressi nella loro reale o apparente specificità, possano trovare un appropriato vocabolario espressivo.
Quando un atleta chiede di poter parlare con qualcuno il terreno è fertile. Se è orientato alla soluzione dei problemi, cercherà risposte. Se ha una coscienza matura dei propri processi soggettivi riconoscerà che avere un problema pratico non vuol dire ‘dilemma banale o facilmente risolvibile’. Può riconoscere che un problema non è scontato e che richiede tutta la sua attenzione.
Non è facile possedere una visione generale dei propri problemi. E’ più facile banalizzare o schematizzare.
Oggi su internet c’è la sagra di risposte a qualsiasi quesito, ma proprio per questo il colloquio deve poter favorire la verbalizzazione di atteggiamenti e comportamenti, con una particolare attenzione ai sentimenti.
E il clima del colloquio come lo si costruisce?
Si parte dalla visione generale dei problemi per riconoscerne le differenze;
si cerca di comprendere come mai, proprio ora, certe cose si sono acutizzate;
si riconoscono i blocchi e le loro estensioni invalidanti;
si analizzano i sentimenti positivi e negativi;
e si individuano le capacità dell’Io di far fronte al/ai problemi.
E’ all’interno di un clima collaborativo che possono essere chiariti gli atteggiamenti relativi ai problemi.
Il modo in cui essi vengono espressi, prima come semplici disagi, poi come sintomi veri e propri e successivamente come tensioni interiori, o viceversa, rivelano il chiaro progresso di un colloquio attento e prudente, ma mai banale.
Tuttavia, uno degli scopi primari di un colloquio è quello di creare un’atmosfera in cui lo sportivo possa acquisire insight e cominciare a orientare atteggiamenti, mete e vita, attraverso una situazione di ascolto e di chiarificazione.
Il colloquio con uno sportivo necessita dunque di alcuni requisiti:
una presenza attiva,
una ricezione delle istanze concreto,
una osservazione imparziale,
un pensiero senza preconcetti,
un ascolto autentico.
Il tutto tendente a favorire quel background dove i temi espressi nella loro reale o apparente specificità, possano trovare un appropriato vocabolario espressivo.
Quando un atleta chiede di poter parlare con qualcuno il terreno è fertile. Se è orientato alla soluzione dei problemi, cercherà risposte. Se ha una coscienza matura dei propri processi soggettivi riconoscerà che avere un problema pratico non vuol dire ‘dilemma banale o facilmente risolvibile’. Può riconoscere che un problema non è scontato e che richiede tutta la sua attenzione.
Non è facile possedere una visione generale dei propri problemi. E’ più facile banalizzare o schematizzare.
Oggi su internet c’è la sagra di risposte a qualsiasi quesito, ma proprio per questo il colloquio deve poter favorire la verbalizzazione di atteggiamenti e comportamenti, con una particolare attenzione ai sentimenti.
E il clima del colloquio come lo si costruisce?
Si parte dalla visione generale dei problemi per riconoscerne le differenze;
si cerca di comprendere come mai, proprio ora, certe cose si sono acutizzate;
si riconoscono i blocchi e le loro estensioni invalidanti;
si analizzano i sentimenti positivi e negativi;
e si individuano le capacità dell’Io di far fronte al/ai problemi.
E’ all’interno di un clima collaborativo che possono essere chiariti gli atteggiamenti relativi ai problemi.
Il modo in cui essi vengono espressi, prima come semplici disagi, poi come sintomi veri e propri e successivamente come tensioni interiori, o viceversa, rivelano il chiaro progresso di un colloquio attento e prudente, ma mai banale.