Gestire il 'pensiero', in particolare i pensieri rimuginativi e ossessivi, per ogni atleta e non solo, rappresenta un traguardo necessario per le proprie esperienze, per la propria salute psicologica, per le proprie performance.
I pensieri sono attività della mente che avvengono in modo molto raffinato e che noi viviamo attraverso le idee, i concetti, la coscienza, l’immaginazione, la critica, il giudizio.
Sono tutte attività che, quando vengono compromesse, riducono non solo le prestazioni ma condizionano profondamente il vissuto emotivo e i comportamenti.
Nonostante questi processi rappresentino le attività più alte dell’esperienza umana, sono impalpabili, effimere, poco concrete.
Per un atleta, tutto questo non è facilmente controllabile. Molto spesso, i pensieri, sono percepiti appunto come invasivi e invalidanti.
Per offrire una analogia di come sia possibile gestire i pensieri, proviamo ad immaginare di tenere un bicchiere (pensiero) in mano. La percezione del peso del bicchiere, da parte nostra può variare da 100gr a 250gr.
Questa analogia ci può far pensare al fatto che è normale avere pensieri su cui riflettere e che hanno un 'peso'. Infatti, avere in mano e in mente un bicchiere-pensiero che 'pesa' è un normalissimo evento su cui la nostra attenzione si focalizza in diversi momenti della giornata.
Adesso, però, proviamo a tenere esteso il braccio con il bicchiere in mano per 30’, 1 ora, 1 giorno, un periodo.
Cosa succede al braccio/mente? Si intorpidisce, si irrigidisce, perde elasticità, per non dire cose peggiori.
Cosa dovrà fare, allora, l’atleta? Dovrà collegare il pensiero bicchiere e con la mano, letteralmente, posarlo quando va letto o quando fa le cose. Letteralmente dovrebbe appoggiare il suo bicchiere/pensiero là dove lo troverà dopo aver compiuto un sacco di cose e aver girato il ‘mondo’ per cercare nuovi modi di affrontare e organizzare le sue attività.
E’ chiaro che a volte i pensieri sono più pesanti di un bicchiere. Possiamo sbizzarrirci e pensarli come caraffe piene d’acqua, come ceste piene di sassi, come cassonetti pieni di immondizia o come wc pieni di rifiuti, i fattori non cambiano.
Quello che dobbiamo compiere è un gesto fisico e mentale: d e p o s i t a r e, lo dico a parole estese, l’oggetto pensiero, dormirci sopra, allontanarci e consegnare alla ‘distanza’, che è spazio di riflessione e ragione, la risalita di pensieri sostitutivi e creativi.
A volte questa analogia funziona molto bene. Vi invito alla prova.
I pensieri sono attività della mente che avvengono in modo molto raffinato e che noi viviamo attraverso le idee, i concetti, la coscienza, l’immaginazione, la critica, il giudizio.
Sono tutte attività che, quando vengono compromesse, riducono non solo le prestazioni ma condizionano profondamente il vissuto emotivo e i comportamenti.
Nonostante questi processi rappresentino le attività più alte dell’esperienza umana, sono impalpabili, effimere, poco concrete.
Per un atleta, tutto questo non è facilmente controllabile. Molto spesso, i pensieri, sono percepiti appunto come invasivi e invalidanti.
Per offrire una analogia di come sia possibile gestire i pensieri, proviamo ad immaginare di tenere un bicchiere (pensiero) in mano. La percezione del peso del bicchiere, da parte nostra può variare da 100gr a 250gr.
Questa analogia ci può far pensare al fatto che è normale avere pensieri su cui riflettere e che hanno un 'peso'. Infatti, avere in mano e in mente un bicchiere-pensiero che 'pesa' è un normalissimo evento su cui la nostra attenzione si focalizza in diversi momenti della giornata.
Adesso, però, proviamo a tenere esteso il braccio con il bicchiere in mano per 30’, 1 ora, 1 giorno, un periodo.
Cosa succede al braccio/mente? Si intorpidisce, si irrigidisce, perde elasticità, per non dire cose peggiori.
Cosa dovrà fare, allora, l’atleta? Dovrà collegare il pensiero bicchiere e con la mano, letteralmente, posarlo quando va letto o quando fa le cose. Letteralmente dovrebbe appoggiare il suo bicchiere/pensiero là dove lo troverà dopo aver compiuto un sacco di cose e aver girato il ‘mondo’ per cercare nuovi modi di affrontare e organizzare le sue attività.
E’ chiaro che a volte i pensieri sono più pesanti di un bicchiere. Possiamo sbizzarrirci e pensarli come caraffe piene d’acqua, come ceste piene di sassi, come cassonetti pieni di immondizia o come wc pieni di rifiuti, i fattori non cambiano.
Quello che dobbiamo compiere è un gesto fisico e mentale: d e p o s i t a r e, lo dico a parole estese, l’oggetto pensiero, dormirci sopra, allontanarci e consegnare alla ‘distanza’, che è spazio di riflessione e ragione, la risalita di pensieri sostitutivi e creativi.
A volte questa analogia funziona molto bene. Vi invito alla prova.