
Quando partecipiamo ad una gara, quello che ci rende umani è la straordinaria capacità di commettere errori e cedere alle tentazioni/abitudini mentali e fisiche.
Così, invece di essere concentrati fino alla fine della gara e con il corretto atteggiamento, si perde di tono. Dopo un paio di errori ci si innervosisce. Se si eccede nella sicurezza delle proprie aspettative, subentrano timori, paure e pensieri negativi. Se si sbaglia a ripetizione si diventa ciechi tatticamente e strategicamente. Insomma si perde, non solo con l’avversario, si perde soprattutto con se stessi.
C’è chi non sa semplicemente dire ‘no’ alle proprie debolezze, al giudizio degli altri e alle circostanze. Eppure, è una qualità che si deve allenare. Si tratta di bloccare atteggiamenti e comportamenti automatici, riflessi e quasi compulsivi, che non ci accorgiamo di avere.
Riflettere prima di agire e rimanere concentrati, viaggia sul binario della consapevolezza e dell’assertività. In tal caso serve educare le emozioni e venire a patti con l’intelletto. Si devono vincere quegli automatismi che si possono controllare, monitorare e dominare, pensando attentamente a quello che si fa.
Questo non significa essere ottusi e perdere di vista la propria istintività e creatività, occorre trovare le chiavi del corretto autocontrollo. E mantenerlo.
Opporre resistenza alle ‘imperfezioni’, che nel momento della gara non si riescono a correggere, comporta uno spreco di energia che può essere impiegato in modo più utile. Pena la frustrazione.
Occorre accettarsi invece per quello che si è, senza voli pindarici, perché la battaglia vera è un’altra.
Cadere nella trappola dei propri difetti è fin troppo facile. Perdere con delle scuse che si possono gestire, è troppo comodo.
Non si può avere frutti senza radici o risultati senza impegno. Per vincere occorre la sequenzialità della padronanza di se stessi e dell'autodisciplina. L’autodisciplina consente di andare qualche metro avanti sulla pedana e superare il peso negativo che talvolta lo scoraggiamento comporta.
Non serve abbattersi al primo scoglio, serve mantenere il giusto atteggiamento, la concentrazione, la vigilanza su di sé e della proprie azioni e reazioni, e si hanno le chiavi per il controllo dei propri pensieri.
Che dire, 'in bocca al lupo atleta, la vera gara è con te stesso'.
Così, invece di essere concentrati fino alla fine della gara e con il corretto atteggiamento, si perde di tono. Dopo un paio di errori ci si innervosisce. Se si eccede nella sicurezza delle proprie aspettative, subentrano timori, paure e pensieri negativi. Se si sbaglia a ripetizione si diventa ciechi tatticamente e strategicamente. Insomma si perde, non solo con l’avversario, si perde soprattutto con se stessi.
C’è chi non sa semplicemente dire ‘no’ alle proprie debolezze, al giudizio degli altri e alle circostanze. Eppure, è una qualità che si deve allenare. Si tratta di bloccare atteggiamenti e comportamenti automatici, riflessi e quasi compulsivi, che non ci accorgiamo di avere.
Riflettere prima di agire e rimanere concentrati, viaggia sul binario della consapevolezza e dell’assertività. In tal caso serve educare le emozioni e venire a patti con l’intelletto. Si devono vincere quegli automatismi che si possono controllare, monitorare e dominare, pensando attentamente a quello che si fa.
Questo non significa essere ottusi e perdere di vista la propria istintività e creatività, occorre trovare le chiavi del corretto autocontrollo. E mantenerlo.
Opporre resistenza alle ‘imperfezioni’, che nel momento della gara non si riescono a correggere, comporta uno spreco di energia che può essere impiegato in modo più utile. Pena la frustrazione.
Occorre accettarsi invece per quello che si è, senza voli pindarici, perché la battaglia vera è un’altra.
Cadere nella trappola dei propri difetti è fin troppo facile. Perdere con delle scuse che si possono gestire, è troppo comodo.
Non si può avere frutti senza radici o risultati senza impegno. Per vincere occorre la sequenzialità della padronanza di se stessi e dell'autodisciplina. L’autodisciplina consente di andare qualche metro avanti sulla pedana e superare il peso negativo che talvolta lo scoraggiamento comporta.
Non serve abbattersi al primo scoglio, serve mantenere il giusto atteggiamento, la concentrazione, la vigilanza su di sé e della proprie azioni e reazioni, e si hanno le chiavi per il controllo dei propri pensieri.
Che dire, 'in bocca al lupo atleta, la vera gara è con te stesso'.