
Quando penso alla leadership in ambito sportivo penso al lavoro di una squadra (Team Work) che agisce e mette in pratica regole e comportamenti ‘virtuosi’ al fine di raggiungere gli obiettivi che il gruppo persegue. Ma penso anche alla qualità dei rapporti tra coach e atleti e ancora alla natura dei rapporti all’interno della squadra e agli equilibri tra le esigenze di ciascun membro.
La leadership è quindi un processo virtuoso e complesso che può, o meno, facilitare e regolare il sistema, il coach, l’atleta, le interazioni di gruppo, la dirigenza.
Nello specifico, riguarda lo sviluppo di alcuni corsi:
- la capacità di incidere sui flussi comunicativi e le interazioni tra i membri della squadra;
- la definizione di regole e codici di condotta;
- l’assegnazione di ruoli o responsabilità;
- la scelta di strategie condivise;
- e l'adattabilità ai cambiamenti.
Insomma, se nel passato essere leader significava ‘stile di comportamento del coach e suo impatto sulla prestazione’, oggi significa qualcosa di molto più complesso. Riguarda la valutazione della leadership come un processo interpersonale dinamico nel quale l’efficacia di un allenatore è prodotta dall’allineamento continuo tra le sue esigenze, scelte e azioni, e le caratteristiche, bisogni e attese, degli atleti che lo seguono.
Si è passati da ‘colui che guida’ e cioè alla comprensione della personalità e caratteristiche di successo del coach, alla sua autorevolezza e capacità di privilegiare obiettivi di lavoro, a ‘guida efficace di un gruppo’, ossia alla sua capacità di persuadere, di condividere decisioni, fornire feedback positivi, dare sostegno alle vicende personali degli atleti e tenere alto il grado di maturità, responsabilità e competenza del gruppo a completare il proprio lavoro.
Il coach di oggi, quindi, ha necessità di tenere alta la guardia su molteplici fattori e adattare il proprio stile comportamentale in ragione delle esigenze che i membri del gruppo esprimono nell'affrontare le loro responsabilità e lavoro.
Per evitare la minaccia di dividere e disgregare il gruppo, pertanto, dovrà:
- essere equilibrato nella valutazione degli interessi individuali e collettivi, e in grado di rafforzare i legami interpersonali e di squadra.
- Essere preparato nel misurarsi con criteri oggettivi di successo e critica, quali i punti fatti in campionato, la classifica e i confronti diretti con le squadre più quotate o di pari livello.
- Tenere in considerazione le aspettative, le percezioni e le valutazioni che i membri del suo gruppo restituiscono al suo operato, alle sue aspettative e ai risultati raggiunti.
- Comprendere le condizioni che generano equilibrio tra la sua leadership e quella degli atleti che se la sono guadagnata sul campo.
- E, infine, essere efficace in tutti questi processi.
In una battuta: ‘un leader attrae le persone verso un orizzonte e offre loro un bene prezioso, la fiducia. Quando commette degli errori, impara e li corregge’.
La leadership è quindi un processo virtuoso e complesso che può, o meno, facilitare e regolare il sistema, il coach, l’atleta, le interazioni di gruppo, la dirigenza.
Nello specifico, riguarda lo sviluppo di alcuni corsi:
- la capacità di incidere sui flussi comunicativi e le interazioni tra i membri della squadra;
- la definizione di regole e codici di condotta;
- l’assegnazione di ruoli o responsabilità;
- la scelta di strategie condivise;
- e l'adattabilità ai cambiamenti.
Insomma, se nel passato essere leader significava ‘stile di comportamento del coach e suo impatto sulla prestazione’, oggi significa qualcosa di molto più complesso. Riguarda la valutazione della leadership come un processo interpersonale dinamico nel quale l’efficacia di un allenatore è prodotta dall’allineamento continuo tra le sue esigenze, scelte e azioni, e le caratteristiche, bisogni e attese, degli atleti che lo seguono.
Si è passati da ‘colui che guida’ e cioè alla comprensione della personalità e caratteristiche di successo del coach, alla sua autorevolezza e capacità di privilegiare obiettivi di lavoro, a ‘guida efficace di un gruppo’, ossia alla sua capacità di persuadere, di condividere decisioni, fornire feedback positivi, dare sostegno alle vicende personali degli atleti e tenere alto il grado di maturità, responsabilità e competenza del gruppo a completare il proprio lavoro.
Il coach di oggi, quindi, ha necessità di tenere alta la guardia su molteplici fattori e adattare il proprio stile comportamentale in ragione delle esigenze che i membri del gruppo esprimono nell'affrontare le loro responsabilità e lavoro.
Per evitare la minaccia di dividere e disgregare il gruppo, pertanto, dovrà:
- essere equilibrato nella valutazione degli interessi individuali e collettivi, e in grado di rafforzare i legami interpersonali e di squadra.
- Essere preparato nel misurarsi con criteri oggettivi di successo e critica, quali i punti fatti in campionato, la classifica e i confronti diretti con le squadre più quotate o di pari livello.
- Tenere in considerazione le aspettative, le percezioni e le valutazioni che i membri del suo gruppo restituiscono al suo operato, alle sue aspettative e ai risultati raggiunti.
- Comprendere le condizioni che generano equilibrio tra la sua leadership e quella degli atleti che se la sono guadagnata sul campo.
- E, infine, essere efficace in tutti questi processi.
In una battuta: ‘un leader attrae le persone verso un orizzonte e offre loro un bene prezioso, la fiducia. Quando commette degli errori, impara e li corregge’.