
Premesso che chi vuole veramente qualcosa cerca strade e non giustificazioni, vediamo ora le sei fasi con le quali ognuno di noi si confronta per realizzare comportamenti motivati. Con il sorriso tra le labbra e un po’ d’ironia, nel senso che mi riconosco, userò il simbolo del cinghiale, tanto utilizzato in Toscana, per definire la persona forte ma che agisce senza testa e senza controllo, per la pura sopravvivenza. Ne descriverò i processi e arriverò a tratteggiare il comportamento del ‘cinghiale evoluto’.
La prima fase riguarda il comportamento del ‘cinghiale primitivo’ nelle sue varie fasi di crescita, e cioè la motivazione (o per meglio dire l’A-motivazione) di colui che agisce inizialmente in modo casuale e indeterminato, senza controllo sui propri atteggiamenti e senza attribuire un chiaro significato e valore a ciò che fa. Lo fa di genetica.
Il ‘cinghiale progredito’, invece, comincia a riconoscere l’importanza dei meccanismi che gli arrivano dall’esterno sotto forma di premi e punizioni, senza peraltro esercitare un chiaro controllo sui propri processi regolatori. Reagisce ai premi e alle punizioni, ma non lo soddisfano fino in fondo, li subisce. Lo fa perché interagisce.
Il ‘cinghiale sviluppato’, d’altro canto, introduce un maggiore controllo su di sé, riesce a coinvolgere le voci del proprio IO ed è capace di premiarsi o punirsi per ciò che fa. Inizia il suo percorso di autocoscienza attraverso il potenziamento dell’autostima e la gestione dei propri stati d’animo, comprese le emozioni negative, i sensi di colpa e l’ansia. Si guarda allo specchio.
Il ‘cinghiale emancipato’ compie ulteriori passi, si svincola dalle semplici motivazioni esterne e promuove se stesso in azione, riconosce l’importanza delle proprie iniziative e scopi, e scopre in modo consapevole il valore delle parole, delle immagini e dei pensieri sul proprio operato. Scopre di agire con fermezza e continuità, nel tempo. Diventa attore.
Il ‘cinghiale maturato’, coerentemente, si rende conto della complessità di tutto ciò che fa e cerca di integrarlo. Si concepisce coeso, completo e consapevole di sé. Si guarda allo specchio, vede le proprie azioni, sa che dipendono dalle sue scelte e agisce in connessione con qualcosa di più vasto. E’ il ‘principe’ convenuto .
Infine, il ‘cinghiale evoluto’ si sente pienamente in contatto con ciò che decide di fare e con i propri valori. E’ pieno di interesse e ne gode intimamente. E’ magico.
Il processo motivazionale sin qui delineato, è un percorso ‘fine’ che va dall’esterno all’interno, dalla regolazione di fattori esteriori, controllati dagli altri e dagli eventi, all’autoregolazione. E’ un flusso.
Ora, proviamo a riflettere ‘in quale tipo di ‘cinghiale’ rispecchiamo i nostri comportamenti?’
Se siamo atleti e arriviamo a motivare noi stessi fino a raggiungere i risultati che ci prefiggiamo, e questo vale non solo nello sport ma nella vita, bene! Non ci accontenteremo di una vita ordinaria.
Viceversa, se non riusciamo a realizzare i nostri obiettivi perché pensiamo che tutto ci sia dovuto e non abbiamo tempo da perdere, dovremo iniziare umilmente da lì. E cioè da un bell'esame di coscienza.
La prima fase riguarda il comportamento del ‘cinghiale primitivo’ nelle sue varie fasi di crescita, e cioè la motivazione (o per meglio dire l’A-motivazione) di colui che agisce inizialmente in modo casuale e indeterminato, senza controllo sui propri atteggiamenti e senza attribuire un chiaro significato e valore a ciò che fa. Lo fa di genetica.
Il ‘cinghiale progredito’, invece, comincia a riconoscere l’importanza dei meccanismi che gli arrivano dall’esterno sotto forma di premi e punizioni, senza peraltro esercitare un chiaro controllo sui propri processi regolatori. Reagisce ai premi e alle punizioni, ma non lo soddisfano fino in fondo, li subisce. Lo fa perché interagisce.
Il ‘cinghiale sviluppato’, d’altro canto, introduce un maggiore controllo su di sé, riesce a coinvolgere le voci del proprio IO ed è capace di premiarsi o punirsi per ciò che fa. Inizia il suo percorso di autocoscienza attraverso il potenziamento dell’autostima e la gestione dei propri stati d’animo, comprese le emozioni negative, i sensi di colpa e l’ansia. Si guarda allo specchio.
Il ‘cinghiale emancipato’ compie ulteriori passi, si svincola dalle semplici motivazioni esterne e promuove se stesso in azione, riconosce l’importanza delle proprie iniziative e scopi, e scopre in modo consapevole il valore delle parole, delle immagini e dei pensieri sul proprio operato. Scopre di agire con fermezza e continuità, nel tempo. Diventa attore.
Il ‘cinghiale maturato’, coerentemente, si rende conto della complessità di tutto ciò che fa e cerca di integrarlo. Si concepisce coeso, completo e consapevole di sé. Si guarda allo specchio, vede le proprie azioni, sa che dipendono dalle sue scelte e agisce in connessione con qualcosa di più vasto. E’ il ‘principe’ convenuto .
Infine, il ‘cinghiale evoluto’ si sente pienamente in contatto con ciò che decide di fare e con i propri valori. E’ pieno di interesse e ne gode intimamente. E’ magico.
Il processo motivazionale sin qui delineato, è un percorso ‘fine’ che va dall’esterno all’interno, dalla regolazione di fattori esteriori, controllati dagli altri e dagli eventi, all’autoregolazione. E’ un flusso.
Ora, proviamo a riflettere ‘in quale tipo di ‘cinghiale’ rispecchiamo i nostri comportamenti?’
Se siamo atleti e arriviamo a motivare noi stessi fino a raggiungere i risultati che ci prefiggiamo, e questo vale non solo nello sport ma nella vita, bene! Non ci accontenteremo di una vita ordinaria.
Viceversa, se non riusciamo a realizzare i nostri obiettivi perché pensiamo che tutto ci sia dovuto e non abbiamo tempo da perdere, dovremo iniziare umilmente da lì. E cioè da un bell'esame di coscienza.