
Ogni squadra di calcio italiana, si guarda da dentro e da fuori. Schiere di preparatori e allenatori osservano e consigliano, si confrontano e scelgono i ‘gladiatori’ migliori. Quelli più affidabili e seri. Quelli che danno il massimo.
L’odore della tensione e dell’adrenalina, viene cercato in ogni momento: nella puntualità, nella partecipazione, negli allenamenti, nelle riflessioni di gruppo, negli spogliatoi, nei comportamenti sociali. Ogni momento è messo razionalmente sotto osservazione e controllo.
All’esterno, tifosi e simpatizzanti, writers e cronisti, sponsor e televisioni, cercano a loro volta l’odore del sangue, nei risultati, nelle conferme, nei difetti, nelle prove, nelle immagini e nei dettagli della moviola.
Gli atleti, dal canto loro, cercano la prestazione perfetta, la forma smagliante, il fisico esplosivo, sempre. In campo, in palestra, negli allenamenti, nelle partitelle, e finalmente, dove conta veramente, nelle partite del sabato e della domenica.
Tutto sembra andare nell’unica e univoca direzione del successo. Impegno totale, professionalità, dinamismo, eccellenza.
Ma, come accade per tante attività, quando la corda stringe da ogni lato, e si richiede ai giocatori di ‘mangiare l’erba’, si supera un determinato limite e ciò che è iniziato nella ricerca della perfezione e dei buoni propositi, cucina i protagonisti. Li intossica fino a non capire più cosa è veramente importante: il risultato? O la perfezione di ogni momento?
Quando le corde stringono, il cervello dei protagonisti può scivolare nell’ansia, nella compulsività, nell’ossessione, nella paranoia, nell’esaltazione, a seconda dei casi, fino a sbiadire la lucidità, la consapevolezza, l’efficienza, il risultato. E a impallare l’istintività e la genuina ferinità.
In tali casi occorre affidarsi ai fondamentali della psicologia dello sport e del buon senso. E cioè, avere obiettivi e limiti chiari, calibrati e realistici. E, anche, pazienza e buonumore.
Cosa significa, tutto ciò, per un atleta?
Uno sforzo di lucidità! Mettere al centro dei propri sforzi le priorità e tenere la barra dritta. Costruire una corretta e ricca immagine di sé, e riuscire a dare il giusto spazio e la giusta importanza a se stessi, alla squadra, ai tifosi e alla gloria del successo. Naturalmente, quando si ha la fortuna di raggiungerlo.
L’odore della tensione e dell’adrenalina, viene cercato in ogni momento: nella puntualità, nella partecipazione, negli allenamenti, nelle riflessioni di gruppo, negli spogliatoi, nei comportamenti sociali. Ogni momento è messo razionalmente sotto osservazione e controllo.
All’esterno, tifosi e simpatizzanti, writers e cronisti, sponsor e televisioni, cercano a loro volta l’odore del sangue, nei risultati, nelle conferme, nei difetti, nelle prove, nelle immagini e nei dettagli della moviola.
Gli atleti, dal canto loro, cercano la prestazione perfetta, la forma smagliante, il fisico esplosivo, sempre. In campo, in palestra, negli allenamenti, nelle partitelle, e finalmente, dove conta veramente, nelle partite del sabato e della domenica.
Tutto sembra andare nell’unica e univoca direzione del successo. Impegno totale, professionalità, dinamismo, eccellenza.
Ma, come accade per tante attività, quando la corda stringe da ogni lato, e si richiede ai giocatori di ‘mangiare l’erba’, si supera un determinato limite e ciò che è iniziato nella ricerca della perfezione e dei buoni propositi, cucina i protagonisti. Li intossica fino a non capire più cosa è veramente importante: il risultato? O la perfezione di ogni momento?
Quando le corde stringono, il cervello dei protagonisti può scivolare nell’ansia, nella compulsività, nell’ossessione, nella paranoia, nell’esaltazione, a seconda dei casi, fino a sbiadire la lucidità, la consapevolezza, l’efficienza, il risultato. E a impallare l’istintività e la genuina ferinità.
In tali casi occorre affidarsi ai fondamentali della psicologia dello sport e del buon senso. E cioè, avere obiettivi e limiti chiari, calibrati e realistici. E, anche, pazienza e buonumore.
Cosa significa, tutto ciò, per un atleta?
Uno sforzo di lucidità! Mettere al centro dei propri sforzi le priorità e tenere la barra dritta. Costruire una corretta e ricca immagine di sé, e riuscire a dare il giusto spazio e la giusta importanza a se stessi, alla squadra, ai tifosi e alla gloria del successo. Naturalmente, quando si ha la fortuna di raggiungerlo.