
Se proviamo a osservare cosa accade mentre comunichiamo, ci accorgiamo che ascoltare attivamente, fa accadere molte cose interessanti.
La prima di queste è l’ascolto empatico, cioè la capacità, e aggiungerei la competenza, di cogliere la prospettiva del nostro interlocutore. Per farlo abbiamo bisogno di comprendere, di essere curiosi e sensibili con un elevato livello di attenzione e di concentrazione.
Per ascoltare un’altra persona abbiamo bisogno di riconoscere, contenere e a volte trattenere il nostro dialogo interno e i nostri stati interni (emozioni e sensazioni).
Abbiamo bisogno di creare uno spazio speciale e un ‘tempo sognato’ in cui senza filtri ci si apre a una feconda e vera partecipazione. Il corpo dialoga e risponde, le emozioni fluiscono, le sensazioni si fanno acute. L’interesse diventa reale, unico, speciale. L’altro diventa veramente quello che ‘è’: un mondo ricco che vale la pena di esplorare e conoscere, con gli occhi, con le orecchie, con i gesti, con i movimenti. Una festa dove le domande per capire, per far emergere, per arricchire, diventano un NOI che fa respirare l’incontro, che lo ossigena, che gli da il tempo e le pause necessarie per essere di più: più sincero, più vero, più ricco.
E’ un po’ come succede nell’apnea subacquea, dove quando si trattiene il fiato si apre un mondo. Nella relazione, le pause dell’ascolto dischiudono una umanità che consente un’espressività vivida, feconda, intima. Favorire un rapporto umano che abbia questo respiro unico, significa essere intesi, compresi, accettati e infine … grati.
La prima di queste è l’ascolto empatico, cioè la capacità, e aggiungerei la competenza, di cogliere la prospettiva del nostro interlocutore. Per farlo abbiamo bisogno di comprendere, di essere curiosi e sensibili con un elevato livello di attenzione e di concentrazione.
Per ascoltare un’altra persona abbiamo bisogno di riconoscere, contenere e a volte trattenere il nostro dialogo interno e i nostri stati interni (emozioni e sensazioni).
Abbiamo bisogno di creare uno spazio speciale e un ‘tempo sognato’ in cui senza filtri ci si apre a una feconda e vera partecipazione. Il corpo dialoga e risponde, le emozioni fluiscono, le sensazioni si fanno acute. L’interesse diventa reale, unico, speciale. L’altro diventa veramente quello che ‘è’: un mondo ricco che vale la pena di esplorare e conoscere, con gli occhi, con le orecchie, con i gesti, con i movimenti. Una festa dove le domande per capire, per far emergere, per arricchire, diventano un NOI che fa respirare l’incontro, che lo ossigena, che gli da il tempo e le pause necessarie per essere di più: più sincero, più vero, più ricco.
E’ un po’ come succede nell’apnea subacquea, dove quando si trattiene il fiato si apre un mondo. Nella relazione, le pause dell’ascolto dischiudono una umanità che consente un’espressività vivida, feconda, intima. Favorire un rapporto umano che abbia questo respiro unico, significa essere intesi, compresi, accettati e infine … grati.