
L’acqua, per molti subacquei, rappresenta un portale per accedere a una profonda conoscenza di sé.
In questo laboratorio psicologico di sensazioni, emozioni, pensieri e movimenti, si possono raccogliere non solo le soddisfazioni del saper praticare uno sport, ma utili procedimenti di auto ascolto, di auto espressione, di autocontrollo e di auto formazione.
L’acqua rappresenta la metafora dell’aprirsi e chiudersi agli elementi. E allora, prima di immergersi vi invito a provare un breve esercizio che unisce l’immaginazione, la tensione fisica e l’abbandono.
Ci si mette in piedi e si guarda una cosa dura, solida. Se si è al mare può essere una roccia, se si è in piscina può essere un muro. Si guarda questo oggetto duro, ci si visualizza completamente immersi, chiusi, con il corpo che si irrigidisce, il respiro trattenuto: nessuno può entrare, non si può uscire; la sensazione palpabile è quella di essere una forma inviolabile. Tutta l’energia è impiegata a diventare una cosa rigida, un muro di cinta, una muraglia impenetrabile. Per alcuni minuti ci si tende anche fisicamente, quanto più possibile. Dopo aver portato al culmine la tensione e la contrazione ci si rivolge all’acqua e ci si immerge mentalmente. E a quel punto si diventa l’acqua. Ci si scioglie nell’acqua e tutto fluisce. Non esiste più alcuna barriera.
Ci si rilassa, si rilassa il corpo e l’intera gamma delle proprie sensazioni. Ci si espande e ci si lascia avvolgere dalla sensazione che il nostro intero essere si sta sciogliendo nell’acqua.
Per alcuni minuti ci si irrigidisce, successivamente si diventa acqua e si comincia la propria esplorazione personale. Si comincia ad applicare un metodo di attenzione a ciò che si prova mentre lo si fa. Ci si allena, si fanno esercizi e si scoprono cose nuove su di sé attraverso l’analisi delle proprie sensazioni e del proprio stato d’essere.
Mentre ci si ascolta si scopre l’espressione creativa delle proprie sensazioni che consiste nell’individuare la rappresentazione visiva di una sensazione e nella percezione che la stessa abbia rivelato tutto il suo contenuto di forme, linee, colori, tenendola vividamente cosciente. In altre parole, si diventa osservatori di sensazioni creative, per andare più a fondo nel proprio lavoro psicologico di auto scoperta.
Ciò che si prova è adatto ad accedere a zone inconsce e a certe sensazioni più nascoste che consentono al subacqueo di aderire a ciò che sente in modo molto fisico, impregnandosene. Avendo un materiale interiore, nuovo e abbondante, su cui riflettere, avrà nuove sensazioni e interessanti occasioni di progresso.
La sensazione diventa la via per raggiungere alcuni benefici immediati: un sollievo per la propria sensibilità, una liberazione dalle tensioni del corpo, una maggiore conoscenza di sé quando viene vissuta come interazione con la riflessione e un atteggiamento interiore all’auto analisi. Per questo occorre non restare in superficie. Occorre dare un nome alla sensazione provata, occorre delinearla ed essere precisi. Occorre esplorarla, lasciarne emergere il contenuto e decifrare quello che viene. Occorre scavare. Occorre un’immersione nello spessore della propria sensazione. Prenderne coscienza, coglierne un messaggio, decifrare se ciò che si prova è in linea con il lavoro iniziato. Porsi domande e mettersi in uno stato di interrogazione: ‘cosa c’è dietro questa sensazione di …’, ‘Più profondamente che cosa sento?’, ‘Con che cosa può essere in relazione?, ‘Come mai sento questa sensazione di … ‘. Sono tutte immersioni psicologiche che servono a fornire più piste all’esplorazione.
Se si perde il contatto con la sensazione, quando non si sente più niente, in positivo o in negativo, a volte c’è una pausa nell’auto analisi. In effetti, nessuna sensazione in sé è abbastanza viva o attraente per essere sottoposta a una riflessione. Va da se che l’analisi deve essere incoraggiata con domande che si correlano con gli obiettivi del sub e con l’accettazione di ciò che accade.
Quello che voglio dire è che per realizzare l’obiettivo di una crescita psicologica attraverso l’esperienza corporea dell’acqua, occorre integrare ciò che si prova, le sensazioni/emozioni, con la memoria, il pensiero e le rappresentazioni che si hanno di sé, di quel compito e di quella disciplina. Se si concretizza come processo evolutivo della persona, è sicuro che il sub si scoprirà con nuove sensazioni e con concreti cambiamenti nella propria vita. Se ciò accade solo in parte, le piacevoli sensazioni di fare una cosa che è salutare non mancheranno, ma mancherà l’occasione unica di meditare, nel senso più ampio, con se stessi.
Lorenzo Manfredini
In questo laboratorio psicologico di sensazioni, emozioni, pensieri e movimenti, si possono raccogliere non solo le soddisfazioni del saper praticare uno sport, ma utili procedimenti di auto ascolto, di auto espressione, di autocontrollo e di auto formazione.
L’acqua rappresenta la metafora dell’aprirsi e chiudersi agli elementi. E allora, prima di immergersi vi invito a provare un breve esercizio che unisce l’immaginazione, la tensione fisica e l’abbandono.
Ci si mette in piedi e si guarda una cosa dura, solida. Se si è al mare può essere una roccia, se si è in piscina può essere un muro. Si guarda questo oggetto duro, ci si visualizza completamente immersi, chiusi, con il corpo che si irrigidisce, il respiro trattenuto: nessuno può entrare, non si può uscire; la sensazione palpabile è quella di essere una forma inviolabile. Tutta l’energia è impiegata a diventare una cosa rigida, un muro di cinta, una muraglia impenetrabile. Per alcuni minuti ci si tende anche fisicamente, quanto più possibile. Dopo aver portato al culmine la tensione e la contrazione ci si rivolge all’acqua e ci si immerge mentalmente. E a quel punto si diventa l’acqua. Ci si scioglie nell’acqua e tutto fluisce. Non esiste più alcuna barriera.
Ci si rilassa, si rilassa il corpo e l’intera gamma delle proprie sensazioni. Ci si espande e ci si lascia avvolgere dalla sensazione che il nostro intero essere si sta sciogliendo nell’acqua.
Per alcuni minuti ci si irrigidisce, successivamente si diventa acqua e si comincia la propria esplorazione personale. Si comincia ad applicare un metodo di attenzione a ciò che si prova mentre lo si fa. Ci si allena, si fanno esercizi e si scoprono cose nuove su di sé attraverso l’analisi delle proprie sensazioni e del proprio stato d’essere.
Mentre ci si ascolta si scopre l’espressione creativa delle proprie sensazioni che consiste nell’individuare la rappresentazione visiva di una sensazione e nella percezione che la stessa abbia rivelato tutto il suo contenuto di forme, linee, colori, tenendola vividamente cosciente. In altre parole, si diventa osservatori di sensazioni creative, per andare più a fondo nel proprio lavoro psicologico di auto scoperta.
Ciò che si prova è adatto ad accedere a zone inconsce e a certe sensazioni più nascoste che consentono al subacqueo di aderire a ciò che sente in modo molto fisico, impregnandosene. Avendo un materiale interiore, nuovo e abbondante, su cui riflettere, avrà nuove sensazioni e interessanti occasioni di progresso.
La sensazione diventa la via per raggiungere alcuni benefici immediati: un sollievo per la propria sensibilità, una liberazione dalle tensioni del corpo, una maggiore conoscenza di sé quando viene vissuta come interazione con la riflessione e un atteggiamento interiore all’auto analisi. Per questo occorre non restare in superficie. Occorre dare un nome alla sensazione provata, occorre delinearla ed essere precisi. Occorre esplorarla, lasciarne emergere il contenuto e decifrare quello che viene. Occorre scavare. Occorre un’immersione nello spessore della propria sensazione. Prenderne coscienza, coglierne un messaggio, decifrare se ciò che si prova è in linea con il lavoro iniziato. Porsi domande e mettersi in uno stato di interrogazione: ‘cosa c’è dietro questa sensazione di …’, ‘Più profondamente che cosa sento?’, ‘Con che cosa può essere in relazione?, ‘Come mai sento questa sensazione di … ‘. Sono tutte immersioni psicologiche che servono a fornire più piste all’esplorazione.
Se si perde il contatto con la sensazione, quando non si sente più niente, in positivo o in negativo, a volte c’è una pausa nell’auto analisi. In effetti, nessuna sensazione in sé è abbastanza viva o attraente per essere sottoposta a una riflessione. Va da se che l’analisi deve essere incoraggiata con domande che si correlano con gli obiettivi del sub e con l’accettazione di ciò che accade.
Quello che voglio dire è che per realizzare l’obiettivo di una crescita psicologica attraverso l’esperienza corporea dell’acqua, occorre integrare ciò che si prova, le sensazioni/emozioni, con la memoria, il pensiero e le rappresentazioni che si hanno di sé, di quel compito e di quella disciplina. Se si concretizza come processo evolutivo della persona, è sicuro che il sub si scoprirà con nuove sensazioni e con concreti cambiamenti nella propria vita. Se ciò accade solo in parte, le piacevoli sensazioni di fare una cosa che è salutare non mancheranno, ma mancherà l’occasione unica di meditare, nel senso più ampio, con se stessi.
Lorenzo Manfredini