Cosa vorrebbe uno schermidore a ridosso di una gara importante? Probabilmente essere tranquillo e consapevole dei propri mezzi, tirare bene e avere un po’ di fortuna.
E fin qui tutto bene. Ma quando si va a scavare un po’ cosa emerge? Una specie di appagamento incassato per metà i giorni prima della gara. Un misto tra ‘non mi aspetto niente e vorrei vivere momento per momento. Quello che viene va bene’. Cosa non vorrebbe, invece, il nostro protagonista? Agitarsi prima della gara, pensare di andar male, percepirsi inadeguato, sentirsi inibito, provare il dolore anticipato di una potenziale delusione. Dato che le ultime gare non sono andate benissimo, il nostro big mette giustamente in atto delle strategie compensatorie. Si gratifica anticipatamente pensando di aver fatto del proprio meglio per gestire gli stati emotivi, la tecnica e la tattica di gara, con uno spruzzo di mindfulness: ’vada come deve andare, impariamo dall’esperienza!’. Qual è il problema? In pratica, quello che viene bene in allenamento, non viene bene nel periodo pre-gara e nemmeno in gara. Quella condizione necessaria di centratura emotiva, concentrazione mentale e fluidità corporea, si disperdono. Per allenarle occorre agitare le acque quiete, avendo in mente l'dea di una ‘tranquillità rapace’, un pensiero quotidiano alla gara, sognando la competizione, se occorre, e un convincimento: ‘vincere’. ‘Anche se va male, anche se sto male, lo faccio andare bene, voglio vincere!’. E cosa può aiutare in pratica? Tirare su i colpi di base, la posizione di guardia, lavorare sulle carenze e tirare con qualcuno che abbia voglia di fare altrettanto, con metodicità. Tirare con grinta, dunque, e andare in gara con determinazione. Non con ‘tranquillità’, ma con ‘tranquillità predatrice’, non ‘tirando con paura’, ma ‘tirando con passione’, non con un atteggiamento ‘passivo’, ma con la ‘testa a pieno regime’. In conclusione, anche a noi normali, non accade di gratificarci con pensieri compensatori di pseudo tranquillità, allo scopo di evitare un blocco emotivo o una delusione? Non sarebbe più opportuno predisporre una ‘determinazione vincente per non perdere la testa e procedere fino alla fine?’.
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