Come si fa ad uscire dal circolo vizioso di una caduta, di una perdita di motivazione, di un malessere psicosomatico o di un periodo che proprio non va? La risposta psicologica è quella di volare alti, di mettersi in una meta posizione e di comprendere i meccanismi che si sono innescati. Ma non è facile. Quello che concretamente è utile e fattibile, invece, è riconoscere gli imprevisti e gli errori. Notare le più piccole variazioni, compresi i dettagli che non sono immediatamente percepibili. In altre parole occorre accorgersi di sensazioni, emozioni e pensieri non efficaci e quindi non produttivi per l’attività che si deve compiere. Occorre essere attenti a quello che accade in modo cognitivo. Per riconoscere gli imprevisti e gli errori in modo costruttivo, un atleta deve tener conto delle aree psicologiche che vengono lambite ogni volta che si appresta ad una performance. La prima riguarda la lettura d’insieme, il sistema, la mappa o, per meglio dire, le mappe, che gli consentono di interpretare gli accadimenti di un determinato momento sportivo. La seconda è l’attivazione di un insieme di azioni che gli permette di impiegare risorse e capacità. La terza è la dieta mentale necessaria per gestire gli impulsi. La quarta è la percezione di un ritmo armonico tra mente corpo e ambiente. La quinta è la tensione verso uno scopo, la motivazione che parte dal limite percepito e conduce all’opportunità. Da questo punto di vista la psicologia dello sport è una potente alleata di tutti questi aspetti, sia sul piano strettamente psicologico del carattere che delle motivazioni, sia sul piano delle capacità e risorse utilizzate dall’atleta, che della tattica scelta in gara. Per uscire da un circolo vizioso, pertanto, occorre sfruttare la potente alleanza delle emozioni e decodificare ciò che esse funzionalmente esprimono. Le emozioni rappresentano una guida per una migliore comprensione di se stessi e delle proprie reazioni agli eventi, e per questo è importante imparare a riconoscerle, interpretarle e gestirle. Così se un atleta è arrabbiato, dovrà cogliere la tensione agonistica e gli aspetti del proprio comportamento eventualmente da modificare; se è triste dovrà riconoscere e correggere le proprie aspettative; se ha paura dovrà accogliere i segnali di pericolo per modularli, se ha piacere dovrà riconoscere lo stato di flow per replicarlo, etc. Insomma, dovrà monitorare e intervenire su tutti quegli aspetti che conducono alle alte prestazioni.
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