Sport: 'si può cambiare'

Non si può piacere a tutti e nello sport meno che meno. Quando contano i risultati, anche gli allenatori alle prime armi scelgono il successo, la sicurezza, l’affidabilità. Figuriamoci gli allenatori esperti che con una sola occhiata misurano le potenzialità di un atleta nel proprio quadro di gioco.

E’ sempre molto difficile dosare la ricerca della riuscita di un compito con la maturazione di un atleta. I tempi non coincidono matematicamente e prevalgono elementi che possono trascurare la sensibilità di un ragazzo, la sua motivazione e il relativo sostegno e fiducia.

I fattori che possono influenzare il feeling tra allenatore e atleta pertanto sono moltissimi. Ci sono ragazzi che soffrono di allenatori che si arrabbiano e urlano, che danno importanza al risultato o alla vittoria e meno al divertimento, o sono poco consolatori in caso di errore. Ovvero sono scarsi nella relazione e nel dare feedback qualitativi.

Ci sono allenatori che non riescono a rinunciare al proprio modo di essere o al proprio entusiasmo, e sono comunque generosi nel proprio impegno, spesso offerto in forma gratuita.

Ciò non significa che il feeling debba scoccare, a volte non succede e occorre prenderne atto facendo anche dei cambiamenti. Cambiando l’allenatore, o la squadra, o dove non sono possibili le due sopra, cambiando se stessi e la propria filosofia.

Infatti, realizzarsi nello sport, non è tutto, è un obiettivo importante ma non è l'unico. Non emergere in una competizione non è un fallimento personale o una minaccia al proprio valore come persona. Vittoria e successo non sono sinonimi; anche una sconfitta può coincidere con un miglioramento della prestazione o con il raggiungimento di un obiettivo stabilito. Il successo non è solo vincere ma soprattutto comprendere che si può cambiare.

 

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