Non è inusuale per un allenatore arrabbiarsi perché il proprio atleta, dopo aver ricevuto suggerimenti operativi, ‘dimentica’. L’atleta dimentica inspiegabilmente quello che fino a quel momento affermava di aver capito. L’allenatore si indispettisce e gli sembra di lavorare con un ‘ritardato’. L’atleta, invece, che ritiene di aver capito, si lamenta dei modi dell’allenatore e fatica a mettere in pratica i suggerimenti o non riesce a comunicare efficacemente le difficoltà che incontra nell’azione. Sta di fatto che entrambi, allenatore e atleta, si interrogano su come migliorare la memoria dei gesti. Per l’allenatore potrebbe essere utile mostrare l’azione più volte fisicamente o attraverso immagini e video, chiedendo poi all’atleta di esprimere le proprie osservazioni e riflessioni. Potrebbe anche individuare la griglia delle attività da migliorare e ipotizzare un programma di consolidamento per ogni gesto significativo. Potrebbe lavorare sui gesti lenti e veloci, stimolando la memoria corporea attraverso tempi cadenzati. Oppure potrebbe richiamare all’attenzione gli aspetti motivazionali che rafforzano la memoria dei gesti. Per l’atleta, invece, lo sforzo dell’apprendimento di gesti più efficaci, potrebbe passare attraverso una forte concentrazione sul movimento con specifici richiami di parole, immagini, movimenti, rafforzati da speciali agganci psicologici. Inoltre, alla fine di ogni fase di intenso lavoro, l'atleta, potrebbe intervenire sul ricordo dell’azione con sensazioni, emozioni, riflessioni e scoperte. Potrebbe altresì, soprattutto alla fine dell’allenamento, prendersi il tempo per metabolizzare le informazioni in fase di rilassamento, archiviandole per una elaborazione notturna. Insomma, per entrambi, non mancano molte buone strategie da applicare.
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