Siamo alle solite, la gara è andata bene e dopo le pacche sulle spalle e le gratificazioni per i buoni risultati ottenuti, rispuntano le osservazioni dell’allenatore che passa dall'analisi della gara alle critiche puntigliose. Nulla di grave, tutto nella norma. Ma cosa succede nella relazione e nel processo mentale sia dell’allenatore che dell’atleta? Secondo me, all'allenatore succedono due cose importanti. Una razionale che è la gestione delle proprie emozioni attraverso il proprio sapere puntuale. Una archetipica che riguarda la traslazione, infusione, del proprio sapere all'altro. Se succede quello che ipotizzo, allora debbo riscontrare due errori di fondo. Il primo riguarda l’usare un voto di partenza positivo (ad esempio 7, ‘sei andato bene …’) e sottrarre attraverso ogni critica puntuale un punto (Esempio: ‘sei andato bene, ma …’ 7-1=6; ‘qui avresti potuto …’ 6-1= 5; e ancora ‘qui dovevi …’ 5-1=4). Il secondo errore è analizzare i comportamenti, avendo come certezza la sensazione di occuparsi dei fatti e quindi del bene dell’altro, mentre in effetti il punto di vista dell’allenatore è il dominus e il punto di vista dell’atleta è da traslare, cioè cambiare. Risultato? L’allenatore si sente nel giusto, perché risponde alle proprie emozioni e al proprio punto di vista. L’atleta, invece, vede fissare nella sua mente le fotografie dei propri comportamenti con un giudizio di insufficiente, ‘4’, e sente saldare le proprie coordinate spaziali ed energetiche in un unico quadro emotivo. Le critiche sotto forma di immagini nello spazio mentale si fissano alle energie emotive e l’atleta per un più o meno lungo periodo non riesce più a normalizzare il proprio tempo soggettivo. Il pensiero rimane imbrigliato in uno spazio energetico sospeso. In un sequestro non solo emozionale, ma profondamente psicologico. Quindi caro allenatore serviti delle tue critiche illuminate per conoscere il tempo dell’altro e arrivare all’anima delle cose. E tu, caro atleta, serviti di ogni occasione per esplorare i comportamenti e le osservazioni come specchi dei tuoi movimenti, della tua energia e, soprattutto, del tuo divenire.
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