E’ la concentrazione il muscolo dell’attenzione. E’ per eccellenza il processo psicomotorio dell’attenzione cognitiva, attiva e volontaria, che si focalizza su un determinato stimolo. E’ l’evoluzione psicologica naturale di tutte le forme di attenzione passive e spontanee di cui ci serviamo per sentire, agire e reagire agli stimoli comuni. La concentrazione è la capacità allenabile di mettere a fuoco certe cose e di escluderne altre. Esempi contrapposti riguardano la capacità di rimane focalizzati sul compito nonostante l’ambiente sia rumoroso e, di contro, correre con le cuffie, fare streching mentre si guarda la televisione o pensando ad altro, con una concentrazione parziale. L’applicazione della concentrazione è la premessa di ogni nostra facoltà superiore: pensiero, memoria, ragionamento, ideazione, immaginazione, creatività. L’attenzione è dinamica, si sposta continuamente da un oggetto all’altro, dal corpo, alle cose, al mondo circostante, ed è nella sua natura divagare, ricordare, anticipare. Il suo continuo moto ci dà una prospettiva e genera un senso di continuità. Questo flusso di informazioni è ben presente nella coscienza di ognuno e favorisce la visione particolare o la prospettiva globale con la quale ci concentriamo di volta in volta su idee e azioni. E’ a questo punto che lo sportivo si rende conto che la concentrazione è a tempo ed è orientabile, allenabile e controllabile solo su pochi temi alla volta. Per un atleta, avere una buona concentrazione significa gestirne i livelli di attivazione e imparare a realizzare, come conseguenza, le sue ‘peak performance’. Significa controllare i processi psicomotori del pensiero, instradare l’attenzione sul compito che sta svolgendo e realizzare tre cose specifiche: selezionare gli stimoli da focalizzare (filtro); dirigere l’attenzione al momento opportuno (timing); e mantenere l’attenzione sugli stimoli rilevanti (resistenza). Il trucco consiste nell’acquisire un ritmo mentale e cioè riuscire a riportare l’attenzione sullo stesso argomento, ogni volta che la mente divaga: quando si sintonizza con quello che vogliamo escludere e quando esclude ciò su cui ci sintonizziamo. E’ una questione di allenamento, bisogna prendere la sana abitudine di riorientare i sogni ad occhi aperti e le distrazioni, a ciò che si sta facendo. Piano piano, i muscoli mentali cominceranno a flettersi e gli scopi che ci siamo prefissi saranno alla portata.
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