Sport: 'giocare con gioia' di Lorenzo Manfredini

Anche gli studi sui processi della creatività lo confermano. Per produrre innovazione occorre un bisogno, o un problema da risolvere. Ma soprattutto occorrono buone domande. In tutti i casi, per produrre risultati che cambiano la vita, servono: mezzi, buon senso, idee, informazioni, perseveranza, intuito, autocritica, senso pratico, e soprattutto un forte desiderio.

Per un calciatore alla ricerca dell’eccellenza, insieme a tutto questo, occorre il divertimento, l’allegria, la leggerezza: la capacità di scherzare con i compagni, di gioire per un dribbling o per un cross, di divertirsi per una rovesciata, un colpo di testa o una parata. Ha bisogno, cioè, di mantenere elevata la sua capacità di svagarsi e di ragionare sulle cose che gli capitano con ‘filosofia’.

Il calciatore ha bisogno di creare un campo di gioco interiore dove osservare, studiare, analizzare, commentare. Un luogo dove suggerire e consigliare a se stesso di divertirsi mentre gioca.

Nelle realtà professionistiche sappiamo che non è possibile, ma sarebbe una strada da percorrere perché la determinazione è sostenuta da buone idee, i gesti atletici raccontano del tipo di pensiero utilizzato e le imprese riproducono l’opera che diventa arte.

Ma come si sa, siamo nel 21° secolo e prevale l’interesse che il professionista suscita nella gente, l’agire da superuomo e la capacità di condurre i compagni alla gloria.

E’ solo un gioco di specchi virtuali dove il calciatore professionista può perdere per strada le sue qualità di migliori. Vale la pena di ricordargli di non perdere il sorriso e la serenità per i risultati avversi, ma di continuare ad essere, con gioia, il miglior tifoso di se stesso.

 

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