Come è possibile passare da una fase di eccitazione, di grande coinvolgimento, ad una fase di torpore e di disinteresse? Qual è la verità vera per l’atleta? La prima o la seconda? Parto da lontano e cito Niels Bohr, grande scienziato della fisica quantistica, che ci ha spiegato che esistono due tipi di verità. La prima è la verità ‘semplice’: gli opposti sono assurdi e contraddittori. La verità è frutto di una tesi vincente e antinomica. La ragione sta da una parte. La seconda verità è ‘profonda’ ed è riconoscibile dal fatto che l’opposto deriva a sua volta da una profonda verità. La verità semplice, per un atleta, recita: ‘io sono eccitato, in fermento, in estasi’. L’opposto, afferma: ‘io sono spento, abulico, depresso’. ‘A, asserisce: ‘quello che penso mi fa sognare, B, attesta: ‘quello che realizzo mi fa schifo’. A, dichiara che ‘la vita è assurda’, B, giura che ‘la vita è logica’. Ognuna di queste tesi contraddittorie ha molte ragioni per essere considerata vera. Dipende da che cosa si guarda. Le verità profonda dice che le contraddizioni stanno insieme per esprimere il riflesso della vita che si muove. Che non vuol dire esattezza o fotografia di ciò che è, e cioè scienza. Vuol dire verità della vita, del movimento, dell’evoluzione. L’esperienza della contraddizione, la dialettica degli opposti, può essere assunta come regola per testare la vita che si muove. L’esperienza mutevole, proprio perché contraddittoria, diventa la materia grezza con cui plasmare il proprio vissuto nella verità dell'esistenza. Allora, che dire al nostro atleta che sperimenta stati mutevoli e profonde contraddizioni? ‘Questa è la tua vita, la puoi leggere con regole semplici, per complicartela, o la puoi accettare nella sua complessità per fartene carico.’
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