Che dire di una scelta tecnica quando è suffragata dai fatti? Se il protagonista ha sbagliato, non da sicurezza, non da fiducia? E’ giusto, si cambia! Ma se gli errori non ci sono stati. Il gioco ha girato bene. L’impegno è stato massimo. Perché cambiare? Che dire, ancora, di una scelta tecnica basata su idee pre-campionato. Certo si ha bisogno di verificare sul campo la resa dei protagonisti. Forse si ha voglia di cambiare le pedine per coinvolgere tutti. Chi sa? Certo, a chi resta in panchina, anno dopo anno, viene voglia di dire qualche ‘no’, qualche ‘vaffanculo’ e forse anche, perché no, viene voglia di cambiare squadra. Certo, come un po troppo spesso accade, finisce una prova in gloria e ne inizia un’altra in bocciatura. Ma non è solo una questione di meriti. E' qualcosa di più ambiguo. Si scommette su parole dette e fiducia, che non sono mai state vere. Questo non va bene! E non fa bene! Quando si è messi da parte, in malo modo, è necessario ripartire dai fondamentali e sviluppare delle metodologie di competenza. Ripartire da se stessi, da quello che si sa fare e si è raggiunto, per appuntare, passo dopo passo, nuove soddisfazioni ad una vita agiata che è diventata un cammino sulle sabbie mobili, dove più ti muovi e più ti inabissi. Affondi dentro di te. Bisogna ritornare ai fondamentali delle unità di apprendimento e riprendersi in mano la propria vita: parlando chiaro, con un ‘profilo basso’ e prendendo atto che, star male, non ne vale la pena. Quando non si ha la fiducia, viene meno qualcosa di essenziale di sé. La propria immagine non carica più: né le motivazioni forti, né la voglia di infinito. A caldo, vengono messi in discussione i nessi, i volumi e le certezze della propria organizzazione di vita e nell'immediato rimane la fatica di gestire la frustrazione e la delusione. E’ lì che occorre prendersi il tempo per pensare, per parlare e per agire. Affrontando con coraggio tutte le possibili evoluzioni.
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