Riunione pre-partita, mi siedo, nel solito posto, non è scaramanzia, ma dopo settimane quel posto un significato sembra averlo, almeno per gli altri a quanto pare, visto che lo lasciano sempre libero. Guardo la lavagna e verifico l’amara attesa di vedere il mio nome su quel foglio, che anche questa volta non c’è. Il pensiero vaga e l’ascolto si restringe perché il brusio dei pensieri supera le parole di chiunque altro. Inizia una veloce autoanalisi e mi chiedo: ‘cosa ho sbagliato e cosa ho di sbagliato? Cosa posso fare di più, come posso farmi notare, come posso far ricadere la scelta del mister su di me? Metto tutto in movimento anche le certezze (che io sia un portiere capace). Ma il calcio è anche questo. Porta a contestualizzare ed a pensare alle variabili più fantasiose. Infatti, non sempre l’impegno viene riconosciuto o è sufficiente a far cambiar rotta agli eventi e alla loro complessità. La gara è l’apice degli sforzi e del riconoscimento di un atleta. Quando viene meno questa verifica, manca l’estensione del suo ruolo, manca il prolungamento dei suoi sforzi, manca l’energia della sua realizzazione. Essere ai “margini” nello sport come nella vita crea frustrazione e altera la percezione di se stessi. Tutto assume un’importanza distorta, anche le cose banali. Vedere le cose da una prospettiva di contorno aumenta le difficoltà nel rapportarsi con i compagni, si percepisce un giudizio offuscato, si osservano i compagni e ci si chiede se ti stimino o se ti vedano come il 9° pedone di una scacchiera. Si rischia di sottostimare la propria capacità di giudizio. Non si è più obiettivi con se stessi. Se non si rasenta la perfezione si percepisce che c’è sempre qualcosa di sbagliato in te e nella tua prestazione e cerchi conferme dagli altri, dai tuoi compagni dal tuo allenatore, dagli amici, ma questo è un apparente aiuto che si da a se stessi. La vera forza è riconoscere gli sforzi che si fanno ogni giorno, l’impegno che ci si mette in ogni cosa, dal semplice bloccaggio a terra alla parata all’incrocio. Nelle situazioni di incertezza quando si scende in campo cala l’attenzione, aumenta lo stato di ansia e di inadeguatezza, le proprie risorse svaniscono, si entra in modalità “pilota automatico”. Tutti gli errori che si è cercato di rimediare da inizio anno con tanta fatica, dal gesto tecnico al posizionamento, tornano tutti perché si perde di lucidità, si pensa a sopravvivere (parare), si perde la naturalezza e il piacere di fare sport, non ci si sente rapidi, agili, veloci, ci si vede diversi da come ci si ricordava. L’attenzione cade tutta sul giudizio, sull’errore, sul voto in pagella. Accade perché si è vincolati dal passato (come ti percepivi) e dal futuro (cosa diranno di me). Credo che un primo passo fondamentale sia riprendere coscienza del presente, essere presenti nelle situazioni e non farsi distrarre dalla voce nella testolina che ti deprime e ti demotiva, spostando il tuo cono d’attenzione su qualcosa che non è ancora accaduto. Un mio allenatore una volta mi disse: ‘meno pari e prima diventerai un gran portiere’. Parare meno significa che il portiere da indicazioni ai suoi compagni perché questi impediscano eventuali tiri degli avversari, che anticipi con un’uscita una giocata dell’avversario, che si metta a disposizione dei compagni facendosi vedere propositivo e attento, che dia indicazioni puntuali e precise per disinnescare eventuali giocate pericolose. Tutto questo può realizzarsi con la parola, la tua parola. Parlare tanto è importante soprattutto per un portiere: uomo, solo, salta, ci sono, mia. Ti permette di concentrarti su quello che stai facendo, ti aiuta a seguire meglio l’azione e aiuta i tuoi compagni nel momento di difficoltà. Parlare a vanvera non serve a nessuno anche perché rischia di diventare un brusio di fondo poco produttivo. Bisogna ricordarsi che anche i tuoi compagni hanno un dialogo interiore e anche loro devono gestire più situazioni insieme, quindi, un richiamo secco e preciso, sicuramente può essere recepito prontamente. Aiutali, incoraggiali, questo darà una mano a loro ma soprattutto a te stesso per essere presente, concentrato e allontanare i pensieri negativi e la poca stima che hai di te stesso generata dall'essere uno spettatore non pagante. Website: www.nicolomanfredini.it
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