Ogni atleta ha una consapevolezza strettamente personale e peculiare della sua prestazione. Se ha la possibilità di elaborare la sua esperienza fenomenica, può sviluppare le strategie cognitive per migliorare le performance. Per farlo, deve poter percepire e far sua la rappresentazione ritmica del movimento. Deve poter vivere fedelmente la rappresentazione mentale del movimento e tradurla nel risultato atteso. In questo modo, si crea uno spazio adatto all’azione vera e propria. In quello spazio, il corpo è come una tastiera che suona. Dal suo suono nasce una prestazione intonata o meno. L’atleta sente tutto questo. Il ritmo può esprimersi in consapevolezza sonora se viene percepita la musicalità e la poesia dei movimenti. Se l’atleta si allena mentalmente o riprodurre quel ritmo, può indubbiamente migliorare l’esecuzione di azioni virtuose. Bisogna che riesca ad esprimerle nel suo miglior modo. Per questo è utile ripetere mentalmente alcune tracce acustiche (es, ta ta ta …) da integrare alle rappresentazioni mentali delle azioni motorie che si vogliono migliorare. Quindi risulta fondamentale la combinazione di ritmo, suono e rappresentazione mentale dei gesti atletici e loro ripetizione, con lo scopo di allenare mentalmente i compiti motorii più complessi. Come vanno allenati? Aumentando la frequenza, la velocità e il volume dei suoni che si emettono durante le esercitazioni. Quindi, massima attenzione ad esprimere in suoni, ritmi e voce, le azioni corporee, perché sono il punto di partenza per lo sviluppo di buone strategie mentali sia in allenamento che nelle prestazioni massimali. Insomma, occorre recuperare i suoni naturali del corpo, da ripetere come un mantra in relazione al movimento, alla gestualità e alla rappresentazione mentale della propria motricità. Se si riesce a tradurre il ritmo in suono e rappresentazione mentale, si riescono a liberare risorse attentive da integrare nel processo di realizzazione psico-motoria della prestazione. Facile? Non facile! Non siamo musicisti, ma il movimento è suono e ritmo. E’ come una gestalt della prestazione personale. Va colta, e addirittura promossa, insieme alle stimolazioni visive, acustiche, tattili, cinestesiche che fanno da specchio e retroazione a ciò che chiamiamo metacognizione del corpo. Ovverosia, ci dobbiamo allenare ad avere una traccia, una guida, uno stimolo per ragionare sui sensi e sul ritmo del movimento, per migliorare, come desideriamo, le azioni più complesse e fini.
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