La noia dei lunghi tragitti e la ripetizione degli stessi movimenti per migliaia di volte, come nel nuoto, addormenta il cervello. Per un po’ fa bene, la noia libera e svuota i pensieri, ma se si arriva a sperimentare la percezione del vuoto e del nulla, fino all'assenza del pensiero, mancano gli stimoli per fare qualsiasi cosa.
Se vediamo la noia come quel meraviglioso sentimento umano che non può trovare pace in nessuna cosa terrena, allora possiamo elevare la noia a inestimabile occasione di conoscenza personale. Niente la può soddisfare e al contempo può diventare la molla per andare oltre e scoprire i germogli di segrete passioni e attività. La noia non è solo nausea esistenziale, tedio della vita o salvavita naturale, è un vero e proprio inno alla forza propulsiva del logoramento e dello stancarsi di fare la stessa cosa. Oltre quella finestra c’è altro, c’è l’oltre confine, qualcosa di inesplorato, sia dentro che fuori. Soprattutto dentro. Nella vita di tutti i giorni ci difendiamo da questa condizione con il fare coattivo e compulsivo, e con stimoli sempre nuovi, ma nello sport si tratta di trovare in chi la vive le strategie per riconoscerla e mitigarla. Vediamo cosa succede quando ci si annoia per fatica, logoramento e stanchezza. Si riduce il campo dell'attenzione, della concentrazione, della memoria e della capacità associativa del pensiero. In quelle circostanze si diventa senza stimoli e l'IO si spegne. Ci si trova messi all'angolo di un ipotetico ring mentale, con la necessità di alzare la testa, uscire dall'angolo e trovare un nuovo respiro alle cose. Per lo sportivo, si tratta di rimanere attivo con i sensi e il corpo, al mondo emozionale, mentale e spirituale, e di tradurre in narrazione e musica, movimenti e ritmi, i pensieri e i gesti che si sono ‘temporaneamente’ disallineati. Nella noia, corpo, emozioni e mente, viaggiano per conto loro. Le strategie individuate con Virginia Tortella per le sue prove di nuoto prolungato, sono universali. Abbracciano tutti i livelli e il suo speciale tipo di allenamento sta diventando un’occasione unica per sperimentare diversi metodi utili a contrastare la noia. Ogni atleta, naturalmente ha le sue strategie, ma quelle che propongo di seguito rappresentano un percorso da sperimentare con interessanti risvolti. Quando ci si annoia, la prima cosa che si perde è la narrazione, il racconto, la storia e la continuità della propria avventura. Gli stimoli sembrano assenti. Quindi, la prima strategia diventa quella di ingannare la mente richiamando la storia degli inizi, raccontandosela in modo nuovo e replicando nella mente le parole più significative. Però non basta. Quale atteggiamento potrebbe aiutare a godere di un ‘momento’ spiacevole? La dissociazione corpo mente sembra essere una delle strategie più efficaci. Si va avanti anche se la testa non ce la fa. Ma la testa ‘deve’ esserci e ‘può’ fare la differenza. Così la strategia propugnata da diversi atleti e allenatori - ad esempio, Orlando Pizzolato nella maratona - è quella di essere ‘pazienti’ nell'attraversare le varie fasi del disagio. La strategia delle strategie diventa allora vivere quello che accade, al meglio. Vivere il presente, ‘qui e ora’, godendosi paesaggio e percorso. Una speciale strategia che riguarda la consapevolezza e il ricordo di sé in azione: una forma di ricentraggio e ristrutturazione del pensiero, che consente di vivere il momento presente e riprendere il proprio ritmo: si accettano le variabili e ci si concede un'altra possibilità e un'altra prospettiva. Quando ci si annoia, il corpo si fa sentire con disagi e somatizzazioni, il dolore e la fatica diventano un martello. In quei casi può essere utile ricordare e ripetere mentalmente una canzone, una poesia, un mantra, una preghiera. Tutti elementi che possono spostare l’attenzione e riavviare temporaneamente nuovi equilibri ed energie. Quando la noia è particolarmente invadente nessuno stimolo interno aiuta. In quei casi, per irretire la mente possono essere utili stimoli esterni. Idee su cui soffermarsi, proiettare, progettare e costruire ogni minimo dettaglio. Infine, quando si sta male è come se la luce degli affetti si spegnesse. In quei casi è utile sentirsi rapiti dalle voci degli amici, delle persone care e dal tifo di turno, anche aprendo il canale dei ricordi e del dialogo interno con le persone più significative della vita: genitori e mentori. Sono tutte strategie che hanno un loro effetto più o meno duraturo in base al vissuto sperimentato. Si tratta di riabilitare l’IO che sì è temporaneamente dissestato e ‘accettare’ quello che c’è e che viene. Accettare quello che accade e continuare a muoversi. Si tratta di puntare la luna e fare il giro della terra. L'obiettivo rimane comunque la salute e il ben-essere, con un pensiero di profonda accoglienza per sé stessi: ‘vada come vada, nulla è da buttare!'.
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