L’apnea subacquea è una pratica sportiva che educa e stimola all’integrazione numerose attività sensoriali, motorie, affettive, immaginative, cognitive e di linguaggio. Nelle sue varie discipline, statica, dinamica e profonda, ogni funzione psicocorporea viene attivata in modo sinergico a condizione che l’atleta provi un sentimento di sicurezza in una cornice di ambiente sicuro. Se la cornice di sicurezza è appropriata l’invito all’azione diventa gioco, emozione e comunicazione anche di fronte alle difficoltà della disciplina. Per comprendere l’importanza psicologica di questa pratica bisogna considerare le condizioni spazio temporali nelle quali si sviluppa, l’attitudine dell’istruttore a favorire nei propri allievi un atteggiamento esplorativo e gli obiettivi tesi a favorire alcune capacità di base: la simbolizzazione, la ri-assicurazione e lo sviluppo del decentramento tonico emozionale. Il primo Obiettivo è la simbolizzazione. Cosa dobbiamo intendere? La simbolizzazione è la rappresentazione di sé. Nel tuffo, l’atleta interagisce in modo speculare con un’immagine di sé mediata dal corpo che, attraverso le sensazioni, le emozioni, il movimento, le immagini e il pensiero, si ripropone rinnovata. Potenzialmente, ad ogni tuffo, l’atleta si ri-presenta e ri-sperimenta se stesso. Questa ri-prensentazione di sé, ha bisogno di acccadere numerose volte attraverso un corpo rilassato e uno stato interiore che alleggerisca e contenga eventuali pulsioni ed emozioni. Nello spazio interiore, pulsioni ed emozioni si influenzano e costiuiscono il vero territorio dell’esplorazione psicologica e dell’evoluzione delle performance di ogni praticante. Il piacere dell’azione è il mezzo principale che il subacqueo ha per presentarsi e ripresentarsi all’esperienza del corpo, con sensazioni attenuate, per ricercare la propria immagine e agire senza costrizioni, in modo sicuro e spontaneo. Nei movimenti dell’apnea subacquea è evidente la ricerca del piacere di agire e, nel contempo, il piacere nasce proprio dall’azione. Capiamo allora l’importanza dell’agire psicologico che vuol dire vivere tutte le esperienze posssibili sapendo che agire vuol dire sperimentarsi per essere se stessi, ma contemporaneamente conoscersi e conoscere. Pertanto, la condizione per attenuare l’ansia dell’esperienza subacquea, di cui parlerò meglio in seguito, avviene proprio attraverso un dialogo di ri-assicurazione con se stessi che nasce dal vivere sensazioni, gesti, azioni e tensioni in modo sdrammatizzato. Il secondo obiettivo è quello di favorire in ogni modo i processi di ri-assicurazione. Perché ri-assicurazione? Quando si ha paura ci si tende e si cercano le parole, i gesti e le posture per attenuare il proprio stato emozionale. Se ci si riesce, ci si ri-assicura. Mentre ci si ri-assicura si trasforma il tono muscolare: terzo obiettivo. Significa che l’emozione è una ripresentazione arcaica della tonicità. Non si agisce direttamente sull’emozione, ma si agisce prima sul tono e poi sulla tonicità. Tono è nell’ordine del neurofisiologico, mentre la tonicità è nell’ordine della relazione. La tonicità è il tono della relazione con il corpo, con se stessi e con l’acqua. Quando si riesce a diminuire il tono muscolare si attenua l’emozione, ovvero attraverso la gestione della tonicità si realizza una forma di potente ri-assicurazione che ha lo scopo primario di attenuare la paura e l’angoscia. Mentre si fa apnea e si raggiungono i limiti della propria prestazione, si vivono delle tensioni toniche dolorose, che non si riescono ad eliminare facilmente. Ma perché queste sensazioni vengono percepite come dolorose? Perché esiste una paura universale che è perdere la vita. Infatti, nel momento dell’apnea dove si deve attendere, aspettare fino all’ultimo secondo possibile, si vivono delle aggressioni interne e si sperimentano tensioni inevitabili che sono all’origine di uno stato arcaico di angoscia. L’angoscia corporea fa riferimento a emozioni di paura, di insicurezza affettiva e di sensazioni di perdita del corpo (spezzettamento, caduta, esplosione o liquefazione dei limiti del corpo) a seconda delle circostanze. Ecco che l’apneista, mentre incontra le proprie angosce arcaiche, ha l’opportunità di volta in volta di ricercare nella sua memoria le risorse psicologiche, le sensazioni, i piaceri e le azioni che gli permettono di agire su se stesso riducendo le tensioni e le paure connesse all’esperienza corporea. Un apneista esperto è tale quando esce dalla confusione delle sensazioni ed entra nella qualità del piacere e della relazione con il corpo. Da un punto di vista psicologico acquisisce gli strumenti per affrontare meglio non solo le angosce del corpo ma anche le angosce da separazione e quelle legate all’identità e all’espressione di sé. A seguire, il percorso dell’apneista diventa virtuoso quando si tuffa nelle profondità psichiche, scava nel piacere, nelle sensazioni e nelle azioni, e le attualizza nella vita di tutti i giorni.
1 Comment
Moreno Canoci
13/3/2015 09:43:52 am
Complimenti Lorenzo! Se fosse possibile un linguaggio più fruibile ai più, sarebbe davvero bello.
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