Ho imparato l'apnea quando ero appena una bambina. Di notte nel mio letto, chiudevo gli occhi al buio dei pensieri; trattenevo respiro e sentimento e restavo lì, nella pace. Il torace illuminato da una sensazione brulicante; era il tempo del piacere senza domande, il tempo sospeso privo di attesa, il tempo di un bambino. Dentro a quel tempo e a quel respiro mi sentivo sicuro, a casa. Negli anni poi ho praticato l'apnea agonistica, la dinamica, il costante; mi sono immersa fuori e dentro di me. Ho partecipato alle gare, mi sono misurata, ho affinato la tecnica ma quel tempo ahimè l'ho perduto nell'infanzia. Oggi è una stagione di cambiamento. Sto varcando delle porte di comprensione e proprio in questi giorni ho sentito l' esigenza di dare una forma che lo rendesse autentico. Un segnale di ritorno alla vita. Scendo in vasca un po' incerta ma mi affido all'acqua calda con delicato piacere. Armando ci ha preparati bene ma non sono sicura di aver colto perfettamente quanto abbiamo provato in aula. Il corpo è presente, da quando immergo la punta dei piedi, mi invade una sensazione morbida. Una specie di attenzione naturale che mi sfiora la pelle e la abita. Faccio il rituale saluto all'elemento. Quando è così non ha alcuna importanza dove e con chi mi trovo, siamo io e lei. Appoggio le labbra sullo sfioro dei due mondi. È un bacio di passione,di amore vero. Lascio che entri nella mia bocca e delicatamente dischiude la mandibola, mi accarezza la lingua che si accomoda sul fondo arresa al sentimento. Mi spoglio (cuffia,occhialini). Via gli orpelli che mi separano dall'entèe, come un gesto di riguardo per quello che mi accingo a fare. Ma cosa devo fare? Decine e decine di volte ho praticato la statica utilizzando diverse tecniche e modalità per entrare in uno stato di benessere dove gestire le sensazioni anche quelle meno piacevoli, quando arrivano. E arrivano!!!! Questa volta è diverso. Sono già in una modalità protetta e il sentimento che mi accompagna è una serenità goduta che contatta un mondo nuovo. Qualcuno mi parla ma le parole si flettono come le fronde degli alberi; solo mi sfiorano. Non mi importa cosa penserà di me l'interlocutore, io sono muta nel mio ascolto. Per la prima volta dopo molto tempo sento di non avere obblighi, non c'è urgenza. Non mi devo neppure ventilare. Trovo una posizione non proprio consona ma in questo momento mi sembra buona. A pancia in su ho il viso completamente immerso. Resta fuori solo la bocca. Il mio corpo forma una specie di parabola. L'acqua si appogia sulle palpebre schiuse ed entra nelle narici. La accolgo, la saluto...adesso sono di lei. Il percorso dell'aria mi fa sorridere. Mi sento lo strumento che collega i due mondi, dentro e fuori. Sono un ponte. I polmoni immersi nella cassa toracica che affonda ed emerge a sughero, fa capolino. Le costole salutano il cielo. Il respiro mi percorre, lo sento uscire dsll'alluce sinistro come un flusso trasversale. È strano. Non mi do tempi, non debbo mettere alcuna volontà. Semplicemente lascio che entri ed esprima un ritmo. Per gli istanti che seguono non so bene quante sono le inspirazioni, non partecipo; 'è l'aria che decide' mi dico. Decide dove andare e quanto sostare. Ma dove va? Accarezza l'ombelico teso, mi solletica. Un' area che di solito è sorda. Si allarga dietro in un abbraccio lombare. Il mio corpo è anbandonato come una foglia. Senza esitazione sento il desiderio di entrare quindi viro in avanti come un pendolo e mi immergo. Resto abbracciata all'abbandono senza intento. La prima sensazione è caraibica; un verde smeraldo abita i miei occhi che cedono la tensione e sembrano cadere sul fondo. Il silenzio è irreale, quasi astratto. Come se l'umanità intera fosse in silenzio. Mi sento felicemente sola e unita. Viro dentro a un vortice tiepido di piacere. Non proferisco parola, non oso interrompere per mettermi a cercare. All'altezza del torace dei cerchi concentrici si generano come un suono. È una musicalità che non ho mai udito. Da immagine diventa vibrazione ma la posso vedere. Vedo il mio respiro, lo posso sentire catturato nell'addome e sta lì sospeso. Fluttuante dal torace si sposta più in giù. Porto l'attenzione fra le dita dei piedi e le percorro una ad una ma da dentro. La vibrazione si fa più viva e le parole arrivano generate da quei cerchi. Ogni parola ha un tempo lunghissimo, è quasi irriconoscibile. Amore! Non penso all'amore, non ci sono volti qui. Ma in quella distesa celeste vedo un puntino bianco come se un occhio da molto lontano mi guardasse. Sono in un oceano di acqua immobile e la mia schiena pallida emerge al sole. L'amore è una conchiglia puntata appena sopra l'ombelico, pulsa verso l'interno e mi riscalda. Piacere. È ancora più lento ma con un tono più basso e si dirige verso le cosce, le avvolge come una calza. Il coraggio esce dallo sterno e mi flette le braccia leggermente verso il basso, come una piccola scossa. Sento le dita più morbide, oppure soltanto le sento. Natura. Sprigiona la prima contrazione che scende dallo stomaco alle pelvi. Poi altre due ravvicunate come se qualcuno bussasse alla porta. La apro e lascio andare. Sono un lupo nudo che corre sulla cresta della montagna. Nudo e libero. Il tempo si è spezzato del tutto,la bestia fa la spola a un ritmo sempre più presente: vetta - piedi, bosco - cosce, neve - pelvi, roccia - spasmo, salto - torace, corre libero sulle vertebre...è sempre più piccolo visto dall'alto. Sempre più in alto. Sono qui e li. Dalla lingua avverto il sapore dell'acqua, schiudono gli occhi e mi sento rovesciata. Veramente i miei occhi sono sul fondo della piscina! E' il momento di ritornare. Ruoto su me stessa e ritorno alla posizione iniziale a parabola. Un singulto esce dalla gola, come un pianto trattenuto, un verso antico; il battito forte e vivo nel mio petto. L'aria riprende fresca a percorrermi trasversale. Sono nato! Sono nato ancora; magia di madre apnea.
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