' La prima gara non si scorda mai' ( ..non sto andando al patibolo; non morirò oggi - Cit. Anna Castelli) Da anni pratico l'apnea e la insegno. Con grande impegno e passione, cercando di trasmettere la sicurezza e gli aspetti tecnici; ma mi piace sempre di più cogliere il lato interiore, intimo di questa disciplina che sempre si rivela ricca di spunti e riflessioni. Nel tempo mi sono evoluta negli approcci sempre più flessibili e aperti; mi sono allenata, ho praticato, insegnato e partecipato alle competizioni. Ma ora che mi sento "cresciuta", sposto la sedia dell'attenzione su altri piani e mi trovo ad esplorare in punta di piedi, il mondo dei miei allievi. Mi interrogo su quali siano le emozioni che vivono e in che modo partecipano a queste nuove esperienze in un mondo così limpido come quello dell'apnea, capace di trasformarci nel movimento e nel pensiero. Di solito si intervistano gli atleti forti, quelli che con le loro performance evolute , aprono porte di comprensione che per molti di noi, sono lontane e sconosciute. Quest'anno però, molti dei nostri allievi della didattica di primo grado, hanno accettato con entusiasmo di cimentarsi nella loro prima competizione, senza troppe indicazioni; vergini, integri, nutriti solo di pane e apnea! Pur sapendo in parte cosa avrebbero provato, mi sono chiesta quali fossero le motivazioni e le sensazioni di un esordiente. Come vivrà il "battesimo" dell'agonismo? La gara è un momento di trepidazione! E di valori. L'esordio è una tappa delicata, personale e intensa pur conservando la leggerezza che vincola questa prova a una sorta di gioco. Gioco in cui, ognuno di loro ha messo in campo risorse e istanze private (aspettative, attesa, giudizio, orgoglio, determinazione...). L'entusiasmo e la curiosità stanno ai piedi di questi neo-atleti che hanno colto nell'apnea la possibilità di comprendere i propri limiti, ma anche di esprimere un valore che per ognuno rappresenta qualcosa di unico e privato. La decisione di "provare" è alimentata dalla sfida (con se stessi e con il gruppo) ma anche dalla curiosità; l'opportunità di approfondire un mondo interiore che nelle prove competitive disvela maggiormente i conflitti. Da un lato l'urgenza e l'ansia nell'attesa, sequestrano e mettono a dura prova la volontà e i pensieri positivi. Dall'altro, si impone la necessità di gestire il tumulto e ritrovare in qualche modo quelle sensazioni piacevoli di calma e ascolto che sono necessarie per mettere a tacere la pancia, il batticuore, il fiato corto! Le parole, i consigli, le strategie cadono a terra! Siamo sordi nel nostro caos. Il bello è proprio che non abbiamo alcun precedente che ci possa rassicurare. La prima volta è sempre la prima volta! Sta proprio qui la forza dell'emozione che ci riguarda così intimamente. Su quel blocco di partenza i piedi son proprio i nostri; e il respiro è l'unico vero compagno che ci porterà a casa. Come spesso accade, anche nella vita "a secco", la fiducia, spesso si rivela la chiave delle esperienze positive. Sapersi fidare di quello che siamo e che abbiamo imparato ma anche affidarci completamente alla natura di questo sport. Anna scrive " Quello era l'esatto posto dove dovevo messere in quel momento...sfioro il fondo della piscina con la pancia e sorrido perché mi sento come una manta...ora sto qui, fino in fondo". Per Sabrina invece "..intorno a me non c'è nessuno...l'acqua è un corridoio morbido e accogliente, poi con i metri si fa più densa e pesante...deforma e dilata le percezioni". In una manciata di secondi la prova è conclusa e la soddisfazione sorride sul volto di chi ha aperto una porta, forse la prima. Per qualcuno di loro la gara è stata una celebrazione di quanto imparato, qualcosa che appartiene alla tribù, al guerriero che è in noi. Conserva ancora il sapore antico del rito di passaggio. Mi stupisce sempre l'apnea con le sue straordinarie traiettorie.
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