Io avevo un sogno: nascere sirena, sirena libera, sirena di Sicilia! Mio padre è di Stromboli, una terra di sassi neri e mare intonso; una terra fatta di anime di pescatori attaccati alla vita quanto ai loro pesci, quelli che pescano ogni giorno, quelli che vendono a fatica, quei pesci che vivono solo nell'anima dei pescatori veri, figli del mare e del vulcano. Questo è quello che sento nella mia vita di donna apneista, nata al nord dove non c'è né sole, né pesce, né anima! Qui le donne del mare come me sentono nel corpo il peso dell'origine e non capiscono cosa sia ciò che muove i loro tormenti e il loro verbo. E' l'anima del mare racchiusa sì, nel silenzio delle acque, quel mare che io guardo e non so come esprimere. Niente mi doma, nemmeno me stessa! Niente basta a questo corpo che sente forte un richiamo e non lo sa esprimere, dentro a questi abiti sbagliati che ho cuciti addosso e che fin da bambina sento non miei. Nella mia vita, quasi per caso, arriva un uomo che mi insegna l'apnea. Come non amarlo! Lui parla di me. In ogni parola, in ogni gesto che mi insegna, parla della mia terra e delle mie genti, ma sopratutto parla di quella forza: la forza del mare. Ovunque sia , nella parola o nel gesto, questo esprime; solo questo! Un'origine pura che io forse sento più forte di altri perché parla di quelle sirene che per anni ho sentito cantare dentro di me e da mio padre nei suoi racconti e nei ricordi di bambina. Quando iniziai l'esperienza didattica capii immediatamente di essere in prestito. Come quando provi delle scarpe per la corsa ma ne hai preso un numero che ti va stretto. Quando si corre, la libertà più grande è correre a piedi nudi, ma non si fa. Ci vuole una codifica. Ci vuole una maglietta apposita, dei pantaloncini e delle scarpe di marca che fan correre bene. Poi una squadra, una pista e tutto il resto. Ma ciò che fa correre bene non è la divisa o chi la indossa, ma è la testa o meglio è ciò che nella testa ti fa sentire libero mentre muovi le gambe a perdifiato. E' il sogno del divenire, di colui che corre verso un sogno. Così è l'apnea e chi la sente dentro come me e si sente indispettita dalle codifiche. Quell'uomo è colui che mi ha dato gli strumenti e che neanche sospetta quanto sia importante e difficile per una sirena di Sicilia, indossare delle scarpe. L'apnea è un mondo intimo, è amare profondamente, forse più di quel che crediamo perché valica un confine umano, quasi mitologico che ci conduce a noi stessi, alle nostre origini. Nell'agonismo ho trovato un'espressione pura perché in quel frangente sono sola, io e l'acqua. E non importa se è solo l'acqua di una piscina; in quel momento io mi misuro con me stessa e la mia storia. Capisco in quel frangente e solo in quello, quanto ho compreso del mio mondo e quanto mi sono utili quelle scarpe che il coach ha messo ai miei piedi. Non si tratta di pura tecnica di avanzamento ma è qualcosa di più! Come una piattaforma calda di partenza dove l'uomo raccoglie per un attimo le sue conoscenze, il vigore, l'intelligenza, il sentimento e poi parte....parte alla scoperta. Un viaggio dentro al viaggio. Ad ogni metro percorso estraggo un sasso di conoscenza, il pensiero, l'inganno del tempo, la fusione intima originale; attingo dall'infanzia e dal ricordo e lo mescolo con il sapere della didattica e dell'allenamento. Là e solo là, durante il divenire, il mio divenire, il solo e unico che conosco, là scelgo se fermarmi nella specialità atletica o lasciarmi andare nel mare di sirena, nella metamorfosi dei tempi. Così sento e afferro per pochi istanti, senza luogo. Così sento che io non respiro come furono e sono i miei avi in quella terra di Stromboli dove vivono i pescatori e i loro pesci. Non c’è nulla che può riportarci a casa se non la ricerca personale dentro di noi. Attraverso le basi, ciò che è all'origine di tutto, il piacere duplice dell'acqua: amore e sofferenza, divenire nella staticità di chi trattiene un gesto così sublime e prezioso, il respiro. Ogni apneista vive una paura che è solo sua. L'apnea è uno sport singolare poiché ogni singolo tuffo è mosso da un impeto diverso. L'apnea non è per tutti, questo è certo. Raramente un uomo modifica se stesso così tanto e per così tanto tempo! La sotto, nell’acqua, ognuno entra con le proprie paure e con le proprie emozioni esclusive. Per questo ad ogni tuffo sento di riemergere come da un sogno che ognuno racconta a modo suo, ma la paura, quella no; ogni uomo la tiene per se, perché è una forza in grado di spingere il proprio destino. Mare, come il lamento profondo dei giorni scarni quando la quiete silenziosa sul pelo dell'acqua nasconde nell'addome il feroce tormento; colui che vede questo giaciglio di denti canuti e bioccoli di nuvole resta muto e sottile come un pesce quando furente Nettuno si scaglia. Sordo il destino che spetta alle ignare creature.
1 Comment
alessandra
9/11/2013 08:59:08 am
Semplicemente meraviglioso.
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