I dubbi del cosa fare

Aver trasformato la passione in attività, soffrire ogni volta che si va al lavoro, sentire il dover essere come una prigione che genera una forte ansia, produce nel protagonista riflessioni psicologiche, sociologiche e filosofiche.

Da un punto di vista psicologico le soluzioni non mancano per contenere e ridurre l’ansia attraverso un aiuto di coaching strategico, di counseling, di psicoterapia e/o farmacologico.

Da un punto di vista del ruolo, della sopravvivenza, dell’autonomia e dell’identità sociale, non mancano le motivazioni per sostenere il dover essere anche se è ormai diventato un peso che ha intaccato il piacere di fare le cose.

Da un punto di vista filosofico, l’ansia è la sentinella che avverte la necessità di perseguire valori legati alla passione e al Sè, e di dubitare delle suggestioni e delle sicurezze sociali.

L’essere felici, il voler stare bene con se stessi prima di tutto, bussa talmente forte che ci si avvicina all’apnea, alla meditazione e alla musica per fare anima.

Dall’apnea e dalla meditazione, si rintracciano sensazioni, intuizioni e uno stato di grazia che estende il presente.

Con la musica si riconosce una pienezza di melodie e di armonie che fondono la propria persona e il proprio strumento con il ritmo creativo del tempo.

Cosa dire, allora, ad una persona, o meglio ad un ’essere umano’, che potrebbe facilmente risolvere i propri conflitti,  se solo lo volesse, con i farmaci? O con qualche decisione di buona volontà o di buon senso?

A questa dimensione dell’essere, ansia o non ansia, dico che sono meravigliato da chi supera le proprie paure con il coraggio di scegliere gli stati interiori e il proprio sentire profondo come guida necessaria del proprio vivere.

 

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