Ci si allena tanto e con tanto impegno e prima o poi i risultati arrivano. Anche inaspettati.
La crescita sportiva richiede una adeguata preparazione mentale. Ci si impegna, giorno dopo giorno, si impiegano tempo ed energie, e si cerca di esplorare le porte delle possibilità: sentirsi bene in allenamento e in gara, e ottenere risultati costanti e in crescita. Non è la giornata ottimale però in un giorno un po’ speciale, metro dopo metro, si toccano i 200mt in apnea con monopinna. Grande gara. Grande prestazione. La preparazione, partita con sensazioni orribili, quasi da lasciar perdere, trova un cambio di passo con la mente che inanella il suo mantra: ‘vuoi che non riesca ad arrivare ai 75mt con piacere? Vuoi che non arrivi a fare come l’amica inesperta con i suoi 110mt? Vuoi che non riesca a fare i 120mt di quello che si lamenta sempre? Vuoi che non raggiunga i 150mt che faccio regolarmente in allenamento? Al massimo esco. Vuoi che non raggiunga il record di quell’amico, tutto istinto, che neanche si allena? Vedo i 200mt, vuoi che non ci arrivi? Vaff… ! Ci provo! Scivolo e ci sono! Ci sono!!!’. Che soddisfazione riuscire nell’impresa! Da qui inizia il bello. Nonostante la qualità degli allenamenti, e questo vale in tutti gli sport, è difficile confermare, successivamente, la progressione dei risultati, gara dopo gara. Record dopo record. Anzi, il peso di fare bene, l’ansia del risultato, la paura della fatica o le sensazioni che giocano male, innescano quella vocina interiore che a volte si mette di traverso e borbotta: ‘vali poco. Non stai facendo abbastanza. Non ce la farai. Non raccontartela’. Così, anche se in modo paradossale, si scopre che perfino la delusione ha un suo preciso percorso. Quando si è soverchiati da emozioni avverse, il fallimento, si prepara formulando un chiaro elenco di cose che si realizzano profeticamente. Nella migliore delle ipotesi, immagini vivide di una realtà ispirata, quanto difficile da realizzare, accompagnate da sensazioni spiacevoli di ansia e tensione, con un dialogo interno e voci di sottofondo dubbiose. In sostanza, più ci si dà da fare per trovare la soluzione ideale alla propria performance e più accade il contrario. Pensa e ripensa, alla scoperta del bisogno che sottostà all’esigenza dell’atleta di superare l’empasse e vivere l’esperienza come un’opportunità, arriva l’idea. Dialogare con quella vocina negativa e integrarla. Interessante! Ma come? Come riconoscere le ragioni sottostanti? Nel caso dell’apnea la fatica, la sopravvivenza, la figuraccia, sono senz’altro presenti. E cos’altro? Oppure, come esplorare in modo intuitivo quei canali sensoriali dove la voce è musica e movimento insieme? Come integrare il tutto con musiche alternative, movimenti naturali e accordi interiori? Utili per le prossime gare? Occorre allenarsi mentalmente in due direzioni. Quello del piacere mentale cercando il raccordo con immagini positive e autocontrollo assoluto attraverso routine ben calibrate. Quello che in pratica si è sempre fatto. E quello dei pensieri reali, spesso ansiogeni, per allenarsi ad accogliere la genuina e sana reazione di batticuore, respiro corto e diaframma bloccato, la cui unica risposta consiste nel fare del proprio meglio in condizioni difficili.
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