Quando pensiamo all’atleta che ha ‘testa’ o è in ‘palla’, o al contrario che è ‘assente’, ‘flashato’ o in ‘tilt’, facciamo riferimento in modo ‘naif’ al funzionamento del suo cervello e alla possibilità che qualcosa di magico, di fortunoso o di macchinoso, abbia o non abbia funzionato. I ricercatori che indagano sulle attività neurali connesse alla prestazione, chiamano tutto questo: ‘efficienza neurale’; economia delle risorse cerebrali, ‘rumore’ neuromotorio, ritmo alfagenico, attivazione sensoriale locale, stati cognitivi, simmetria e sincronizzazione emisferica, sistema mirror (neuroni a specchio), tempi di reazione ad un compito, controllo attenzionale, flessibilità comportamentale, plasticità cerebrale, cambiamenti morfologici. Avere ‘testa’ in una data prestazione, dal punto di vista della ricerca, significa avere un’efficienza neurale specifica per ogni segmento motorio particolarmente allenato, e una forma di radicamento nell’equilibrio posturale. Un atleta in 'palla', pertanto, svolge il proprio compito in maniera efficiente ed ‘in economia’ quando la sua attenzione è focalizzata, sincronizzazione alfagenica, e il corpo è in grado di anticipare le risposte, grazie al sistema mirror; la sua attivazione e risposta fisica è più precisa ed efficiente; e integra le informazioni visive con quelle esecutive. Roba forte. Va da sé che un atleta ‘assente’, ‘flashato’ o in 'tilt', si trova a dover fare i conti con un ’rumore’ di fondo neuromotorio, con informazioni emozionali e somatosensoriali inopportune, e una ’lentezza’ neurale che ne compromettono la performance e il rendimento. Nello specifico dell’ansia pre-gara, si attivano aree del cervello (cingolo, amigdala e gangli della base), che implicano un coinvolgimento emozionale e conseguentemente un disturbo della concentrazione sul gesto sportivo. Quindi è importantissimo per un atleta gestire i propri stati emozionali pre e durante la gara (ad es. respirando, rilassandosi o contando da 1 a 5 fino a calmarsi), e anticipare, con un lavoro ideomotorio, l’esecuzione di eventi gara che rafforzano i circuiti neurali e cognitivi. Avere, durante le sue performance, una organizzazione psicomotoria più efficiente in grado di eliminare le informazioni irrilevanti o di disturbo (ad es. gestendo il rimuginio mentale). Dall’efficienza neuromotoria, e dalla coordinazione di aree nervose arcaiche e moderne, deriva uno stato ideale di effcenza o stato di flow: gli obiettivi sono chiari; il coinvolgimento è completo; si perde la cognizione del tempo; si ha la ’sensazione’ che l’attività andrà bene; si è sicuri e lucidi, ogni gesto viene portato a termine in maniera naturale. Le neuroscienze stanno indagando tutto questo.
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