Vuoi diventare un campione nello sport più amato del mondo e che rappresenta l’evoluzione estrema del paradosso felicità/successo? Allora devi diventare molto bravo a far sì che dal lunedì al sabato tu abbia una prestazione costante, ordinata, integrata per il massimo rendimento di obiettivi e scopi, e la domenica dedichi il resto del tuo tempo all’amore, alle emozioni, alle fantasie, agli ideali, ai progetti, ai tuoi sogni, alla felicità. In altre parole devi utilizzare un algoritmo psicologico che contempli una ‘schizofrenia funzionale’, dove sia normale inoculare efficienza negli ingranaggi del gioco, rimuovendo tutto ciò che è incontrollabile, indefinibile, ingestibile nei sotterranei della tua psiche. Se ci riesci, il risultato è il successo, una vita da rotocalchi, una sicurezza economica. Se lo fai per bene, la tua psiche si ammala a causa di questa forte divaricazione e scivolamento magmatico tra le esigenze della tua vita professionale e la tua organizzazione psichica interiore. Diventi un ‘cinghiale’, come del resto ce ne sono tanti in ogni ambito professionale. Se tutto questo ti genera disagio, ansia, insonnia e angoscia profonda, non ci pensare, non dipende da te. Non sei ammalato tu. Il conflitto che devi gestire è antropologico. E’ ammalato il sistema calcio, la società nel suo complesso, che ti chiede il possibile e l’impossibile, dove nessuna cosa è proibita, dove non ci sono più né limiti né divieti e hai l’impressione di essere libero di volere e di essere. Non è vero, è solo un’illusione meravigliosa, stai solo reificando il fantasma di una adolescenza di purezza e bellezza. Peccato solo per le tue crisi di identità, per i tuoi ‘ce la faccio o non ce la faccio?’. Ricordati che gli altri, i tifosi, i colleghi, gli allenatori, la società, non dialogano umanamente: la loro comunicazione usa il codice delle richieste tecniche, urgenti, incombenti. La tua psiche lo sa e appena cerchi di essere te stesso in un contesto il cui linguaggio è così eccitante e vincolante, ti metti da parte e smetti di essere te stesso per diventare l’organo di un apparato che non è più psichico, ma specialistico. Con una prospettiva di durata e di sopravvivenza, che dura il tempo del gioco e delle regole cui ti sottoponi. E’ per questo che per difenderti da tutto questo sei diventato pessimista? Senza un vero scopo, senza una risposta al vivere felicemente, con valori sbiaditi? Non preoccuparti, i valori che incarni sono frutto di valutazioni collettive che non hai deciso tu, sono frutto di coefficienti sociali che evaporano. Durano il tempo di una partita fino alla prossima sfida. Se hai capito l’utilità della schizofrenia funzionale allora hai bisogno di idee nuove per realizzarti come ‘fine’ dopo esserti tanto, forse troppo, allenato come ‘mezzo’ per fini di chi … non si sa. Per diventare te stesso, hai bisogno di un salto di qualità. Ti occorre un pensiero alternativo e/o un pensiero generativo. Ti occorre una mente holding e un terreno su cui far crescere i tuoi frutti.
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